Siamo oggi all'ultimo giorno di attesa che coincide alla Quarta domenica di Avvento. Il brano odierno di Luca indica nell’annunciazione dell’angelo a Maria il compimento della promessa fatta da Dio a Davide e con il richiamo a Giacobbe si vuol vedere in Gesù la realizzazione di tutte le promesse. Durante la sua vita Gesù non si è attribuito volentieri il titolo di «figlio di Davide», per non alimentare un nazionalismo facile e pericoloso. Identificandosi con i «poveri» che attendevano una salvezza spirituale, egli conferma che «la carne non serve a nulla», e che ogni potenza umana non ha consistenza. La sua nascita da una donna vergine mette in risalto la forza dell’intervento di Dio. Nella prima lettura vediamo che il re Davide vuole dare al popolo un centro di culto per rafforzare la sua dinastia, quasi ne fosse lui l’artefice, Dio ricorda che è lui il costruttore di ogni cosa. Davide pensa che la costruzione di una «casa» a Dio propizi in modo definitivo i suoi favori, e lo faccia abitare stabilmente in mezzo al popolo. Ma il profeta di corte è costretto a dirgli che sarà Dio a costruire una casa a Davide, cioè una dinasita che duri per sempre. Nella seconda lettura vediamo il modo di agire di Dio nella storia. Dio si inserisce in un quadro che si è venuto organizzando e modificando nel corso degli anni; e non agisce da solo, ma chiede la collaborazione cosciente e libera della madre, come in seguito farà con gli Apostoli e con tutti i credenti. Dio pone la sua dimora fra gli uomini: le pietre che la costituiscono sono quelli del «sì» incondizionato a Dio; Maria ne è la pietra viva. Poi Giuseppe, la cui disponibilità al piano di Dio assicurerà al bimbo che nascerà da Maria la discendenza regale della stirpe di Davide. Il salmo 88 è una celebrazione regale dell’Alleanza. Celebra l’elezione e unzione regale di Davide, accompagnata da solenni promesse divine. La profezia dell’oracolo davidico solo nel Cristo trova trova la sua pienezza. Quella pienezza ci è data con la nascita del Salvatore. Chiediamo con l'autore santo: vieni, vieni o Salvatore. La terra ti attende, noi ti attendiamo. Ristora le nostre sofferenze, i nostri mali. Sii tu la mia salvezza e io possa essere tuo figlio/a, per l'eternità beata.
Disse il padre Silvano: "guai a quel uomo, la cui fama è maggiore della sua opera".
SE A UN FRATELLO VENGONO COMANDATE COSE IMPOSSIBILI Se per caso a un fratello vengono comandate delle cose molto difficili o addirittura impossibili, egli accetti ugualmente l'ordine con tutta docilità e obbedienza. Se poi vede che il peso di quel carico impostogli è veramente al di sopra della sue forze, faccia presente al superiore i motivi della sua impossibilità, con pazienza e a tempo opportuno, senza arroganza o resistenza o opposizione. Ma se, anche dopo questa sua obiezione, il superiore rimane fermo nel comando, sappia il monaco che per lui è bene così e, per amore, confidando nell'aiuto di Dio, obbedisca.