La strada che percorre Maria da Nazaret ad Ain Karem è quella stessa percorsa dall’arca quando il re Davide la trasportò attraverso il paese di Giuda fino a Gerusalemme. Per quella stessa strada camminerà Gesù quando si metterà risolutamente in viaggio verso Gerusalemme. Tre viaggi, quello dell’arca, di Maria e di Gesù, che segnano tutti lo stesso cammino di Dio diretto verso l’umanità vecchia e bisognosa. Due madri, di ben diversa età, s’incontrano in un unico inno di lode a Dio. Il motivo dell’incontro è per Maria il desiderio di portare aiuto a chi è nel bisogno e di riconoscere il segno dato dal Signore attraverso Elisabetta, inserendosi così nel grande piano di Dio. Chi segue Dio ed è ripieno del suo spirito cammina con cuore generoso e con animo aperto anche per strade faticose. Nella prima lettura troviamo un brano tratto da un libro poco usato nel Lezionario. La lettura di questo libro dev’essere profetico-escatologica. Si tratta dell’amore tra Dio e Israele che si svolge come una storia ricorrente nell’attesa dell’unione idilliaca finale. Col ritorno della primavera, quando le piogge trasformano in prati verdeggianti anche i terreni più aridi della Palestina, lo sposo pastore riporta al paese le greggi che aveva spinto lontano, durante l’inverno, alla cerca di pascoli. È il momento tanto atteso dalla sposa che può rivedere finalmente il suo diletto e bearsi del suo affetto. Tutta un’importante tradizione biblica indica Dio come lo sposo della nazione santa. Nel Nuovo Testamento Gesù è chiamato lo sposo e la Chiesa ne è la sposa. L’uomo deve impegnarsi ad aprire l’anima e accogliere il paterno amore che Dio porta a ciascuno con la totalità dell’attenzione e dell’amore. Quando egli è così preparato all’ascolto, da dare a Dio ciò che egli cerca, ne sente la voce: «Alzati…». Il salmo 32 è un invito a lodare Dio, creatore provvido. Dalle manifestazioni dell’onnipotenza creatrice della divina parola, lo sguardo del salmista si addentra più a fondo nella contemplazione del mistero di Dio: rettitudine e fedeltà, diritto e giustizia appartengono a lui.
Il padre Teodoro racconto: "Quando ero più giovane, ho abitato nel deserto. Un giorno andai al forno per fare due pani, ritrovai un fratello che voleva fare del pane, ma non aveva nessuno che gli desse una mano. Lasciai allora i miei pani per aiutarlo. Ma, appena fui libero, giunse un altro fratello, e ancora gli diedi una mano e feci i pani per lui. Quindi ne giunse un terzo e feci altrettanto, così per tutti quelli che venivano al forno della comunità: feci in tal modo sei infornate di pani. Infine, quando non venne più nessuno, feci i miei due pani".
I PORTINAI DEL MONASTERO Il monastero poi, se è possibile, deve essere organizzato in modo da avere all'interno tutto ciò che è necessario: cioè l'acqua, il mulino, l'orto, le officine per i diversi mestieri; cosicché i monaci non abbiano necessità di andar fuori, cosa questa che non giova affatto alle loro anime.
Vogliamo infine che questa Regola sia letta spesso in comunità, perché nessun fratello possa addurre il pretesto di non conoscerla.