Gesù è alle porte di Gerusalemme dove si compiranno i suoi giorni. Sarebbe umano che egli pensasse prima di tutto a se stesso e a quanto gli accadrà. Sa benissimo - lo ha già preannunciato ai suoi discepoli - che Gerusalemme sarà la conclusione drammatica della sua vita terrena. Egli però, alla vista di quella città, alla vista del tempio che si staglia maestoso in quella vista non pensa a Lui, ma alla stessa Gerusalemme e ciò gli suscita altre emozioni, pensa al futuro di quella città. Non c'è odio, non c'è rivalsa ma rammarico, quasi delusione. La sua Passione e Resurrezione, infatti, è il compimento del piano divino per la nostra redenzione ma è anche il sigillo di un rifiuto ad un patto di amore sigillato tanti, tanti secoli prima. Gerusalemme non riuscirà a comprendere questa nuova Alleanza; il pianto di Gesù, così umanamente comprensibile, è il pianto sul rifiuto di amore; è come il pianto dell'innamorato deluso perché abbandonato dalla fidanzata. La figura di Gesù, così umana, perfettamente umana, si mostra così dolce anche nel pianto; Egli che sta sopportando delle sofferenze incredibili ora si mostra con sentimenti che ci suggeriscono quasi ad accompagnarlo per le strade di Gerusalemme. Sappiamo quale sarà la sua méta ma il Suo è un invito che ci appella ai sentimenti più profondi. Gesù ci invita ad accompagnarlo per quella strada dolorosa ed umanamente incomprensibile della sua Passione. Una strada, una via che è la sua Via. Oggi Gesù ce la indica come la via della pace, della sua pace. È questo, infine l'invito anche per noi che sappiamo che nella pace Gesù pone tutto il suo mistero di Amore. La via della pace non è una strategia diplomatica, seppur dovrebbe essere percorsa ancora oggi, ma è un riferimento preciso alla sua morte e resurrezione; la pace come il dono messianico finale del Cristo risorto. La pace è la trasmissione di un piano infinito di amore, infinito che chiede solo di essere accettato.
Uno degli anziani disse: Proprio come l'ape, dovunque vada, fa il miele, così il monaco, dovunque vada, se va a fare la volontà di Dio produce sempre la dolcezza delle opere buone.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Se egli promette di perseverare nella sua stabilità, dopo due mesi gli si legga di seguito questa Regola e gli si dica: «Ecco la legge sotto la quale tu vuoi militare: se puoi osservarla, entra; se non puoi, va' pure via liberamente». Se rimane fermo nella sua decisione, lo si riconduca nel suddetto locale del noviziato e di nuovo sia messa alla prova in tutto la sua pazienza. Passati sei mesi, gli si rilegga la Regola, affinché sappia che cosa abbraccia. E se ancora persevera, dopo altri quattro mesi gli si rilegga di nuovo la Regola.