Chiamare Dio a testimone di quanto diciamo o facciamo è proprio di coloro che non sono ancora entrati nella vera prospettiva cristiana. La verità quando è proclamata e vissuta con onestà, quando prima di essere affermata si è confrontata preventivamente con ciò che Dio stesso ci ha rivelato, non ha bisogno di giuramenti per essere creduta. La doppiezza, l’inganno, la menzogna fanno ricorso a tutte le forzature nel tentativo di rendere credibile ciò che non lo è. “Il vostro parlare sia sì, sì; no, no: il di più viene dal maligno”. E’ la conclusione e il mònito con cui Gesù conclude il brano evangelico di oggi. La bugia viene dal maligno, da colui che è definito menzognero sin dal principio e che ha sedotto i nostri progenitori inducendoli all’errore e al peccato. Una canzonetta di qualche anno fa definiva il mondo “un paradiso di bugie”; speriamo che non sia vera quell’affermazione, che non sia vera soprattutto per noi cristiani, che abbiamo scelto di seguire Cristo e testimoniare la sua Verità.
Disse il padre Elia, il diacono: "che cosa può il peccato dove vi è il pentimento? A che giova l'amore dove c'è orgoglio?".
IL PRIORE DEL MONASTERO Da qui derivano invidie, contese, maldicenze, rivalità, dissensi, disordini; e mentre l'abate e il priore sono in disaccordo, è inevitabile che le loro anime si trovino in pericolo a causa di questo dissidio, e che i loro sudditi, parteggiando per l'uno o per l'altro, vadano in perdizione. La responsabilità di un simile rischio ricade anzitutto su coloro che hanno provocato un tale disordine.