Gesù prega il suo testamento spirituale. Assume la sua veste sacerdotale, si pone maestoso e solenne dinanzi al Padre suo e dinanzi ai suoi. Sta facendo il più bel commento alla preghiera che egli stesso aveva insegnato agli Apostoli. Tutta la sua persona umano-divina è protesa verso il «cielo». Chiede che quello che sta per accadergli sia per la gloria del Padre e per l'avvento del suo regno sia nella vita eterna, sia nella nostra storia. Tutto questo è l'alimento prezioso per la nostra fede perché è la pienezza della rivelazione e l'attuazione completa della redenzione. Lo stesso Cristo sta già dicendo che tutto è compiuto perché prima innalzato sulla croce e poi innalzato ed accolto nella gloria perfetta del Padre. Egli ci sta additando la fonte dell'amore e sta promettendo che quella fonte ci irrorerà di luce e di sapienza. Il Verbo è esploso nella Parola e la Parola si sta consumando nella suprema ed ultima testimonianza. Questa è l'Ora pensata e voluta da Dio: è il culmine della storia, la cima di un monte, una crudele passione, una croce come patibolo, un sepolcro che potesse contenere il Dio ucciso e, infine, una luce radiosa, la risurrezione e la vita senza fine. È questa la preghiera - offerta di Gesù, il suo dono al Padre, la sua salvezza per noi. È il solenne compimento di un sacrificio che avvolge e coinvolge tutta la storia di Dio, tutta la nostra storia. Davvero «è giunta l'Ora». Dobbiamo solo diventare con l'autenticità della nostra testimonianza motivo di gloria per Dio, per Gesù Redentore perché recettivi dello Spirito Santo.
Abba Epifanio diceva: "La cananea grida forte ed è esaudita, l'emoroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno la bocca ed è esaudito".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO Se qualcuno dell'ordine sacerdotale chiede di essere accolto in monastero, non si acconsenta troppo presto. Tuttavia, se persiste con insistenza nella sua domanda, gli si faccia capire che dovrà osservare in tutto la disciplina della Regola e che non gli si farà alcuna concessione, in modo che valga per lui ciò che è scritto: «Amico, che sei venuto a fare?» (Mt 26,50 Volg.). Gli si permetta nondimeno di prendere posto dopo l'abate, di dare la benedizione e di celebrare la Messa, sempre che l'abate glielo consenta; altrimenti non pretenda nulla in alcun modo, sapendo di essere soggetto alla disciplina regolare; dia piuttosto a tutti esempio di umiltà.