Torniamo oggi ancora alla Lettera agli Ebrei. Il testo della prima lettura lascia trasparire per un momento la situazione vitale della comunità in cui si ràdicano le esortazioni alla fiduciosa ed attiva perseveranza. L'autore, infatti, richiama la serie di prove e tribolazioni alle quali è stata esposta la comunità al suo inizio, dopo l'illuminazione battesimale. Non si tratta di una vera e propria persecuzione, ma di una serie di vessazioni e maltrattamenti provocati da un ambiente ostile e intollerante. Il caldo appello alla costanza fa leva sulla fedeltà di Dio, che porta a compimento la sua promessa. In tale prospettiva viene riletto il testo del profeta che parla della venuta del Signore. Chi ha pagato o sta pagando il prezzo della sua fedeltà, è in grado di stimare l'importanza di questa promessa che sta alla base della sua perseveranza. La nostra fede subisce il logorìo dei giorni. Monotonìa, dissapori, sofferenze finiscono per toglierci l'entusiasmo di credere in Dio e di sentirci partecipi della lotta di Gesù per il regno di Dio. È il momento di affidarci a Dio, confidare in lui, non rassegnarci alla mediocrità. È importante nella situazione attuale stare vicino a Cristo come discepoli per essere introdotti nel mistero del regno di Dio, proclamato nella parola del vangelo.
Rimani nella tua cella ed essa ti insegnerà ogni cosa": così abba Mosè si rivolge al discepolo inquieto e tormentato dai cattivi pensieri.
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Non portare a compimento i moti dell'ira. Non riservarsi un tempo per sfogare lo sdegno. Non nutrire inganno nel cuore.
Non dare pace falsa. Non abbandonare la carità. Non giurare, per non correre il rischio di spergiurare. Dire la verità col cuore e con la bocca. Non rendere male per male.
Non fare torti e sopportare pazientemente quelli che si ricevono. Amare i nemici. Non maledire quelli che ci maledicono, ma piuttosto benedirli. Sopportare la persecuzione per causa della giustizia.