San Giuseppe è presentato, nel Nuovo Testamento, con pochi ma essenziali tratti. Come personaggio, nei Testi Sacri, non dice neanche una parola e a lui ne sono riservate poche, ma molto profonde. Giuseppe è chiamato, dall'Evangelista ispirato, «uomo giusto»: un uomo di Dio. Il vangelo di Luca, uno dei due proposti per la festa di oggi, ce lo presenta in un momento particolare della vita di Cristo, ancora adolescente e smarrito. L'apprensione che traspare dal testo sacro, rivela il suo amore di padre e la fedeltà al suo compito e al suo ruolo speciale di custode della santa famiglia, ricevuti per volere divino. Anche questo ci aiuta a comprendere il significato reale della definizione della sua giustizia, del suo essere giusto agli occhi di Dio e a quelli degli uomini. Le continue manifestazioni angeliche sono la testimonianza di un rapporto diretto e privilegiato con Dio. Le sue decisioni dipendono da questo rapporto. La sua giustizia non è semplice e severa applicazione di alcune leggi prescritte; egli sa guardare gli avvenimenti da molti punti di vista: alla fine sceglie la visuale di Dio. La sua giustizia è l'applicazione della misericordia, è l'affidamento completo ai progetti divini - anche se sembrano arcani e misteriosi. E' uomo giusto perché non applica solo criteri terreni ma ha anche altre prospettive. Egli parte però sempre dal valutare serenamente quello che gli accade e pone al primo posto sempre gli affetti familiari. Davanti ad avvenimenti che avrebbero sicuramente sconvolto qualsiasi uomo, San Giuseppe non fugge mai dalle sue responsabilità di sposo prima e padre poi: non rinuncia al suo ruolo di guida terrena - anche se esegesi frettolose lo vogliono confinare ad un ruolo secondario nell'economia della Salvezza di Cristo. Tanti insegnamenti, invece abbiamo dal suo comportamento, apparentemente dimesso, ma risoluto, dal suo saper giudicare le cose e le persone, della sua fiducia infinita in Dio e nelle persone a lui vicine. Possiamo capire da dove deriva tutto? Possiamo avere anche noi un insegnamento da quest'uomo giusto? E' frutto questo, senz'altro, di una preghiera costante, profonda e mai interrotta!
Un anziano ha detto: «Quanto uno si sarà reso folle per il Signore, altrettanto il Signore lo renderà saggio».
QUALI DEVONO ESSERE I DECANI DEL MONASTERO Se la comunità è piuttosto numerosa, si scelgano tra i fratelli alcuni di buona reputazione e di santa vita e si costituiscano decani. Essi abbiano cura delle loro decanìe in tutto, secondo i comandamenti di Dio e le direttive dell'abate. Siano scelti a decani quei monaci con cui l'abate possa in tutta fiducia condividere i suoi pesi; e non si scelgano in ordine di anzianità, ma secondo la santità della vita e il grado di dottrina spirituale. Se però tra questi decani qualcuno, montato eventualmente in superbia, venisse trovato degno di biasimo, lo si ammonisca una prima, una seconda e anche una terza volta; se non si corregge, sia rimosso dall'ufficio e al suo posto subentri un altro che ne sia degno. 7La stessa cosa stabiliamo per il priore.