Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
12 - 18 Luglio 2015
Tempo Ordinario XV, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Martedì 14 luglio 2015

Avranno la sorte meno dura della tua.

Ognuno risponderà secondo quanto ha ricevuto. Se tu hai ricevuto cinquanta non potrai rispondere solo dei trenta. Ecco l'intervento di Dio straordinario e palese: il Signore si rivolge alle città nelle quali aveva compiuto il maggior numero dei miracoli, laddove ha risolto molte difficoltà, laddove ha portato molta gioia, sanando e guarendo molti. Ma tutto questo non è stato sufficiente per la conversione dei loro abitanti. Hanno ricevuto tanto, ma non altrettanto hanno guadagnato, hanno perso anche quello che da Dio hanno ricevuto. E' per questo che il Signore pronuncia il suo «guai» su quelle città. Anche noi abbiamo ricevuto tante grazie, abbiamo ricevuto la vita, la fede, viviamo nella pace, almeno noi in Italia, senza grandi contrasti. Tutte queste sono le grazie di Dio che devono portarci alla fede ancora più grande, più forte. Non possiamo dormire come le vergini stolte aspettando il nostro sposo. Dobbiamo essere come quelle sapienti che sempre con sé portano non solo la lampada, ma anche dell'olio. Tutti i beni che riceviamo dalla Sua bontà devono servire a fare altri beni, altre grazie, devono avvicinarci sempre più a Dio e ai fratelli. Se non fosse così anche su di noi graverebbe il «guai» del Signore. Finché siamo in vita abbiamo il tempo per la conversione, abbiamo il tempo per la revisione della nostra vita. Abbiamo la speranza che all'ultima ora il Signore ci troverà giusti davanti a lui. Ed anche davanti a noi si apriranno le porte del cielo. Il Signore ce lo conceda.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Irinio disse: Non ti stai fermando perché stai invecchiando. Stai invecchiando perché ti stai fermando.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

L'abate, che è ritenuto degno di essere posto a capo del monastero, deve sempre ricordarsi di come viene chiamato e confermare con i fatti il suo nome di superiore. Si sa invero per fede che nel monastero egli fa le veci di Cristo, dal momento che viene chiamato col suo stesso nome, secondo la parola dell'apostolo: «Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Rm 8,15).

Cap.2.1-3.