Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
19 - 25 Aprile 2015
Tempo di Pasqua III, Colore bianco
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Martedì 21 aprile 2015

Stefano modello di fede autentica.

Nel battesimo, dove ha operato la Pasqua di Gesù, abbiamo ricevuto una grazia, che deve crescere. Aumenterà il distacco dal peccato, la liberazione interiore, e così potremo ereditare i beni promessi, cioè la vita eterna, alla quale Dio ci ha aperto l'ingresso proprio a partire dal lavacro battesimale che ci ha resi suoi figli. Il mistero di questa verità lo esprime oggi diacono Stefano nella prima lettura. Con la lucidità e la forza, che gli provengono dallo Spirito Santo, egli esprime un giudizio rigoroso e pertinente su quanti hanno messo a morte Gesù. La chiusura del cuore e il tradimento del resto hanno accompagnato tutta la storia del Popolo di Dio. Il santo diacono non teme la reazione dei suoi, con tutte le conseguenze, inclusa la lapidazione e la morte: sostenuto dalla fede e dalla visione di Gesù risorto, rinnova in sé la passione e l'atteggiamento di perdono del Crocifisso e come lui dalla Croce pare dire "non sanno quel che fanno. Noi, forti dello Spirito Santo e soprattutto dell'Eucaristia, di cui la manna non fu che un anticipo, un'allusione del vero pane del cielo, possiamo affrontare lo stesso combattimento spirituale. Questi è Gesù, e viene dato dal Padre, come fonte di vita per gli uomini. Il grande prodigio, che la fede sa cogliere e ammirare, è Lui.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello interrogò un anziano: «Che fare? Una moltitudine di pensieri mi fa guerra e non so come resistere». Disse l'anziano: «Non lottare mai contro tutti, ma contro uno solo. Poiché tutti i pensieri degli uomini hanno una testa sola. Bisogna dunque esaminare quale sia realmente quell'unico pensiero e quale la sua natura, poi lottare contro di esso. Allora tutti gli altri pensieri perderanno la loro forza».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA

Quando è l'ora dell'Ufficio divino, appena si sente il segnale, si lasci subito quanto si ha tra le mani e si corra con la massima sollecitudine, ma sempre con gravità, per non dare adito alla leggerezza. Nulla quindi si anteponga all'Opera di Dio. Se qualcuno alle Vigilie notturne arriverà dopo il Gloria del salmo 94 - che appunto per questo vogliamo sia detto in modo molto pacato e lento - non occupi in coro il posto suo, ma se ne stia all'ultimo oppure in disparte, in un posto che l'abate avrà destinato proprio per tali ritardatari, in modo che sia visto da lui e da tutti, fino a che, terminato l'Ufficio divino, dia soddisfazione con una pubblica penitenza.

Cap.43,1-6.