Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
12 - 18 Aprile 2015
Tempo di Pasqua II, Colore bianco
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Martedì 14 aprile 2015

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così...

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo. Gesù chiarisce che il nascere dall'alto non può limitarsi al senso di una vaga religiosità. Il discorso della salvezza è un discorso che pone al centro dell'attenzione e della scelta di ciascuno la persona viva, concreta di Cristo, con tutto ciò che la stessa persona porta in sé e per l'uomo. Gesù dice a Nicodemo: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?". Infatti l'erudito Nicodemo doveva conoscere che le Scritture parlavano già di una rigenerazione d'Israele e di tutti gli uomini mediante lo Spirito di Dio. E' importante capire il senso di queste parole. Gesù dichiara che l'uomo non si può salvare con una spiritualità a suo piacimento anche se vi attende con serietà. Occorre che dall'alto, ossia da Dio, venga la salvezza. Chi ce la porterà? "Nessuno è mai asceso al cielo, se non il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo". E' questo "nascere di nuovo, rinascere dall'alto" che Gesù è venuto ad annunciare e a realizzare. Egli, il solo, che è venuto da Dio, può portare agli uomini questa rinascita. Questa è la rivelazione cristiana. Questa è la vocazione di ogni uomo: divenire veramente uomo nell'Uomo, disceso dal cielo, Cristo. Tutto questo si precisa quando Gesù preannuncia il mistero della croce. "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così sarà innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Essere innalzato, nel discorso di Gesù, significa precisamente essere crocifisso, essere immolato. Così siamo afferrati dalla totalità del suo amore, che ci sublima, ci purifica e ci colloca nella vita stessa del Padre. Nel silenzio e nella fede molte cose possono nascere in noi.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Antonio scrutava la profondità dei giudizi di Dio; e domandò: «Signore perchè alcuni muoiono dopo breve vita, mentre altri giungono all'estrema vecchiezza? Perché alcuni mancano di tutto, e altri abbondano di ogni bene? Perchè i malvagi sono ricchi, e i buoni schiacciati dalla povertà?». Una voce gli rispose: «Antonio, occupati di te stesso: questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL CIBO

Nel caso si fossero eseguiti lavori più pesanti, l'abate avrà piena facoltà, se lo ritiene opportuno, di aggiungere qualcosa, purché assolutamente non si arrivi all'intemperanza e il monaco non sia colto dall'indigestione; nulla infatti è tanto sconveniente a ogni cristiano quanto l'ingordigia, come dice il Signore nostro: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano per l'eccesso di cibo» (Lc 21,34). Ai fanciulli più piccoli non si dia la stessa quantità di cibo, ma inferiore a quella degli adulti; e in tutto si conservi la sobrietà. Quanto poi alle carni di quadrupedi, tutti se ne astengano in modo assoluto, ad eccezione di coloro che sono molto deboli o ammalati.

Cap.39,6-11.