Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
12 - 18 Aprile 2015
Tempo di Pasqua II, Colore bianco
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Lunedì 13 aprile 2015

Se non nasci dall'Alto...

L'incontro tra Gesù e Nicodemo mette in luce due cose inseparabili: il dono della vita celeste attraverso la morte e risurrezione di Gesù e l'acquisto della salvezza da parte di ogni uomo mediante il Battesimo. L'evangelista san Giovanni chiama Nicodemo "un'autorità fra i giudei", cioè membro del Sinedrio. Non è soltanto un giudeo pio, buon conoscitore della Legge: è soprattutto un "maestro d'Israele". Gesù ha di fronte un uomo intelligentissimo e penetrante. Per questo Gesù parla in modo più sottile. Egli conosce ciò che le parole del suo interlocutore non dicono, e risponde a ciò che l'altro pensa. Nicodemo ne sembra cosciente; e non esita a esprimere sino in fondo il suo pensiero con totale franchezza. Poi si insabbia di fronte all'idea di rinascerlo: non può immaginare una vita al di sopra alla natura umana. Nell'uomo va operato un assoluto e totale rinnovamento; è assurdo, pensa Nicodemo, nascere di nuovo. Ma Gesù precisa di quale rinascita si tratti: una nascita spirituale non meno concreta, ma diversa da quella a cui pensa Nicodemo. Quest'ultimo si trova imbarazzato di fronte al "nascere di nuovo"; Gesù gli parla di un "nascere dall'alto". A noi e a Nicodemo, Gesù vuole insegnarci che il nascere "da acqua e spirito" è il sacramento di Battesimo già operato, ma ancora da operarsi nell'arco della vita. Ci è sprone di non fermarci mai nel nostro crescere, nascere e crescere in spirito e verità.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse un anziano: «Senza la sorveglianza delle labbra è impossibile all'uomo progredire anche in una sola virtù; poiché la prima delle virtù è la sorveglianza delle labbra».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL CIBO

Per il pasto quotidiano - abbia esso luogo a sesta o a nona - noi pensiamo che siano sufficienti in tutte le stagioni due pietanze cotte, per riguardo alle infermità dell'uno o dell'altro dei fratelli; cosicché chi non può cibarsi di una, si nutra con l'altra. Quindi due pietanze cotte bastino a tutti; e se ci fosse la possibilità di avere frutta e legumi freschi, se ne aggiunga una terza. Di pane sarà sufficiente una libbra di buon peso al giorno, sia quando si fa un pasto solo sia quando si pranza e si cena. Che se si deve anche cenare, il cellerario metta da parte un terzo di quella libbra e lo passi a cena.

Cap.39,1-5.