Il tempo di Quaresima è un tempo di carità, di verifica dei nostri rapporti con il prossimo. Se questi saranno fondati sull'amore, fatto di opere, allora avverrà il rinnovamento del cuore e la restaurazione della coscienza. Il Vangelo di oggi parla del fatto che Gesù chiama alla salvezza tutti, anche un pubblicano facilmente compromesso con l'ingiustizia. Egli si rende familiare con lui, sedendo al suo banchetto, come segno di intima comunione non perché condivida il peccato ma, al contrario, perché vuole chiamare il peccatore a conversione e risanarlo nell'intimo. E' un tempo giusto e favorevole per te che il tuo Signore Gesù Cristo ti offre. E un momento prezioso per valutare la tua storia, cioè di fare un esame di coscienza per entrare in comunione con il tuo Dio fattosi carne, che è venuto ad abitare in mezzo a noi. La sua grazia è davanti a te. Il Cristo ci conferma oggi la sua missione, Egli è venuto a cercare i peccatori, i poveri in spirito, gli umili, e i bisognosi per servirli, offre a loro la ricchezza divina, cioè un banchetto nuziale del suo corpo e del suo sangue. La Vergine Maria ha ragione di cantare nel Magnificat: il Signore ha guardato l'umiltà della sua serva, e ha rovesciato i potenti, ha innalzato gli umili. Il Signore ha fatto grandi cose in Lei. Sono le stesse cose, che egli vuole condividere con te. Allora la tua confessione, la tua riconciliazione è indispensabile perché è un banchetto sacro al quale il Signore oggi ti invita, banchetto puro. E quindi la tua fede è necessaria a questo incontro, il Cristo ti trova un "peccatore degno". Questo banchetto anticipa in te la tua vita futura, tu ci sei "già" ma "non ancora". Ascoltiamo l'insegnamento del nostro Signore Gesù Cristo con dolcezza e umiltà, e mettiamoci anche fra i peccatori, sediamoci insieme con loro alla mensa eucaristica.
La preghiera entra nelle pieghe più nascoste della vita e la trasforma e la vita, nella sua dimensione storica, diventa il luogo dove la preghiera prenda la sua forma e la sua verità.
L'UMILTÀ L'ottavo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco non fa nulla al di fuori di ciò che è indicato dalla regola comune del monastero o dall'esempio degli anziani.
Il nono gradino dell'umiltà si sale quando il monaco frena la sua lingua e, coltivando l'amore al silenzio, non parla finché non sia interrogato, perché la Scrittura insegna che nel molto parlare non si eviterà il peccato (Pr 10,19), e che l'uomo dalle molte chiacchiere camminerà senza direzione sulla terra (Sal 139,12 Volg.).