"In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre". Così leggiamo nel Prologo al vangelo di Giovanni e in un altro passo lo steso evangelista ci riferisce le parole di Gesù: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Oggi, dopo che noi credenti in Cristo siamo stati definiti da Lui "sale della terra" e "luce del mondo" sentiamo forte ed impegnativa la raccomandazione che di conseguenza il Signore ci rivolge a tutti: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Ci viene quindi richiesto innanzitutto l'impegno costante per dare sapore e senso alla nostra vita, perché non ci accada che, vuota di ideali ed insipida, perda quel bel fascino della conquista e ci faccia ritrovare a quote basse e mortificanti. Dobbiamo perciò lasciarci irrorare dalla luce di Cristo: è lo Spirito Santo ad illuminarci con i suoi doni ed è lo stesso Spirito ad orientare poi le nostre scelte. Soltanto ricevendo Amore da Dio diventiamo a nostra volta capaci di amarlo e di vedere dei fratelli nel nostro prossimo. È ancora la stessa luce divina a convincerci del vero bene e a distoglierci dalle nostre scelte sbagliate. Quando abbiamo così illuminato la nostra vita, ornandola di senso e di pienezza, il sale e la luce diventano gli elementi principali della nostra fedeltà a Dio e del nostro impegno di testimonianza nei confronti degli altri. Sarebbe peccaminoso però tenere solo per sé i doni di Dio, significherebbe che il sale ha perso il suo sapore e la luce è stata nascosta sotto il moggio. Qualcuno ha pensato e scritto che ancora oggi noi credenti in Cristo non siamo usciti dalle catacombe; domina ancora la paura di quella prima passione, di quella Croce, di quel sepolcro e di quella morte. La luce sfolgorante della risurrezione ancora non brilla, nella pienezza della fede. Sarebbe ancora in una tomba, "sotto il moggio" e, di conseguenza, non si è irradiata nei cuori degli uomini. Come è urgente ed attuale la richiesta che oggi ci fa il Signore!
«Abba Poemen ha riportato queste parole di abba Ammone: "Un uomo passa tutto il suo tempo a portare la scure e non riesce ad abbattere l'albero; c'è un altro invece che è esperto nel tagliare e con pochi colpi lo fa cadere". E diceva che la scure è il discernimento».
L'UMILTÀ Quindi, fratelli, se vogliamo toccare la vetta della più grande umiltà, se vogliamo giungere velocemente alla esaltazione celeste a cui si sale attraverso l'umiltà della vita presente, dobbiamo innalzare, ascendendo con le nostre azioni, quella scala che apparve in sogno a Giacobbe e per la quale egli vide angeli che scendevano e salivano (cf. Gen 28,12). Per noi quel discendere e quel salire stanno senz'altro a significare che con la superbia si discende e con l'umiltà si sale.