Gesù passa vicino al lago della Galilea, predicando il Regno di Dio. L'evangelista Marco pone in questa cornice la chiamata dei primi quattro discepoli. Egli dipinge un quadro di vita reale, animato dall'operosità di questi pescatori. Gesù passa non indifferente e sceglie i suoi primi apostoli proprio nel pieno della loro attività e nello svolgimento attento e premuroso del loro lavoro. La vocazione, qualsiasi essa sia, è una chiamata di Dio, dono gratuito del suo amore verso di noi ed è la chiamata di un Dio attento a noi ed alle nostre esigenze. La vera vocazione non può prescindere da questo aspetto. La vocazione rappresenta la scelta elettiva di un Dio che ha voluto sentire le sofferenze e le difficoltà dell'uomo e che si fa vicino a lui. La vocazione è il Dio che passa attraverso la nostra vita, la osserva per cambiarla. Può essere un percorso di maturazione che passa attraverso diverse tappe della propria vita o anche un incontro radicale che sembra causale ma che è l'attenzione dello sguardo di Dio su di noi. Una risposta veramente convinta ad un Dio che chiama è quella dell'uomo che risponde al mistero dell'Incarnazione. È la risposta di Maria, generosa e che si pone subito a servizio della propria parente Elisabetta. La vocazione è la chiamata di un Dio attento ai bisogni dell'uomo, allora la risposta a questa chiamata deve essere generosa e premurosa nei confronti dei più deboli.
Abba Irinio disse: Non ti stai fermando perché stai invecchiando. Stai invecchiando perché ti stai fermando.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE L'abate, che è ritenuto degno di essere posto a capo del monastero, deve sempre ricordarsi di come viene chiamato e confermare con i fatti il suo nome di superiore. Si sa invero per fede che nel monastero egli fa le veci di Cristo, dal momento che viene chiamato col suo stesso nome, secondo la parola dell'apostolo: «Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Rm 8,15).