Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
22 - 28 Aprile 2012
Tempo di Pasqua III, Colore bianco
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Martedì 24 aprile 2012

Il pane vero.

«Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Cristo Gesù è il segno del Dio vivente, l'immagine visibile del Padre. In questi giorni lo contempliamo risorto e già sappiamo che egli ha compiuto fino in fondo l'"opera" della nostra redenzione. Nessun segno è però efficace per chi non vuole credere; si diventa capaci di rinnegare l'evidenza e di stravolgere la verità anche quando è proclamata dallo stesso Signore. È l'eterno problema di tutti coloro che vogliono le opere e i segni divini realizzati secondo le dimensioni della ragione umana e ciò perché colpevolmente incapaci di vedere con l'occhio della fede. La stessa lettura della Parola di Dio diventa motivo di contestazione delle sue eterne verità. I segni e le opere di cui parla l'evangelista Giovanni vanno letti alla luce della fede e servono ad alimentarla ed accrescerla. La manna nel deserto era solo una figura di una realtà che troverà proprio in Cristo la piena attuazione: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dá il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dá la vita al mondo». Cristo si proclama "Pane vero" e "Pane di Dio" perché con la sua opera, con la sua venuta tra noi, ha sfamato definitivamente l'umanità, dando la vita per noi. Si è lasciato letteralmente divorare dalla ferocia degli uomini, immolandosi come vittima sull'altare della croce per darsi poi per sempre sugli altari del mondo. Sei ci riscopriamo ancora affamati, vittime delle nostre brame, invasati dalle nostre rabbie è perché restiamo digiuni di quel pane di vita, che rimane rinchiuso e carcerato nei tabernacoli delle nostre chiese. La promessa di Gesù conserva integra la sua validità: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». Questo è il segno per eccellenza, questa è la fonte inesauribile della nostra interiore vitalità, solo Lui può saziare la nostra fame e la nostra sete. Per Lui tutto è già compiuto, per noi ancora è l'ascesa, ma con la forza del suo pane.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento. E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: «Dimmi, ti prego, se la tua camicia è lacerata, la butti via?...» «No», rispose l'altro: «la ricucio e torno ad indossarla.» «Dunque», soggiunge il monaco, «se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?»


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA

E nessuno ardisca prendere alcunché di cibo o di bevanda prima o dopo l'ora stabilita. Se però il superiore offre qualcosa a un fratello e questi la rifiuta, quando poi desidera ciò che prima ha rifiutato o altro, non riceva assolutamente nulla, finché non si sia sufficientemente emendato.

Cap.43,18-19.