La pesca miracolosa descritta nel capitolo conclusivo del Vangelo di San Giovanni è molto bella e significativa. Il Gesù Risorto è già apparso ai discepoli a Gerusalemme. La loro fede ancora non riesce a comprendere ciò che sta avvenendo ed ecco che ritornano in Galilea, ritornano a quelle attività che avevano prima di incontrare Gesù. La vicende sembra essere chiusa. Di nuovo, come per i discepoli di Èmmaus, Gesù "rincorre" i suoi discepoli. Stavolta sul lago di Tiberìade, e li trova a pescare. Sembra che la loro fatica sia infruttuosa. È quasi un bilancio della loro vita. Hanno conosciuto Gesù, gli sono stati acanto, aveva promesso loro tante cose, eppure la rete è vuota. La vita non è cambiata. Questa apparizione serve proprio a confermare una fede che ancora non era matura e pronta, perché non accompagnata da un atteggiamento di fiducioso affidamento a Cristo. La fede è tale quando abbiamo fiducia, è fonte di vita nuova quando abbiamo nel nostro cuore il Cristo Risorto che riempe le reti della nostra pesca per una vita nuova.
Disse un anziano: «Senza la sorveglianza delle labbra è impossibile all'uomo progredire anche in una sola virtù; poiché la prima delle virtù è la sorveglianza delle labbra».
LA MISURA DEL CIBO Per il pasto quotidiano - abbia esso luogo a sesta o a nona - noi pensiamo che siano sufficienti in tutte le stagioni due pietanze cotte, per riguardo alle infermità dell'uno o dell'altro dei fratelli; cosicché chi non può cibarsi di una, si nutra con l'altra. Quindi due pietanze cotte bastino a tutti; e se ci fosse la possibilità di avere frutta e legumi freschi, se ne aggiunga una terza. Di pane sarà sufficiente una libbra di buon peso al giorno, sia quando si fa un pasto solo sia quando si pranza e si cena. Che se si deve anche cenare, il cellerario metta da parte un terzo di quella libbra e lo passi a cena.