Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
05 - 11 Febbraio 2012
Tempo Ordinario V, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Martedì 07 febbraio 2012

Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

L'accusa che Gesù fa oggi è grave ed inequivocabile. La sua portata si amplifica se pensiamo a chi è rivolta. Sono gli scribi, venuti da Gerusalemme, il cui compito è anche quello di verificare l'operato e le parole di questo Gesù di Nazareth di cui si parla tanto. Essi rappresentano la religione ufficiale, quasi un tribunale senza appello per Gesù; un tribunale che pretende di operare in nome di quel Dio che ha sempre rappresentato il fondamento della loro religione. E lo colgono subito in difetto, almeno secondo il loro punto di vista, con un giudizio che sembra essere spietato. Gesù però non solo ribalta l'accusa a chi lo vuol condannare ma va ancora più in profondità. Senza mezzi termini accusa chi si sente il depositario di un insegnamento divino, di non rispettare i comandi del Signore. Anzi, le loro prescrizioni, promulgate nel nome del Signore, in realtà spesso ne sono contrarie. Non è soltanto un appello a liberarsi dalle ipocrisie ma riguarda il loro rapporto con la religione stessa. Gesù, da vero ebreo, rispetta tutte le leggi mosaiche; la sua Legge di amore non ribalta la legge del Sinai ma la perfeziona e la completa. Gesù rispetta, quindi la vera e pura tradizione; guarda all'uomo e ne assume appieno la sua culturalità, il suo vivere sociale. La lezione di Gesù non è quindi contro le tradizioni degli uomini; non chiede una religione al di fuori di qualsiasi regola o legge. L'opposizione forte è quando l'uomo vuole sovrapporsi a Dio stesso; quando la tradizione cancella il comandamento di Dio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello ha detto ad un anziano: «Io non vedo lotte nel mio cuore». L'anziano gli rispose: «Tu sei un edificio aperto da tutti i lati. Chiunque entra da te e ne esce a proprio piacimento. E tu, tu non sai ciò che accade. Se tu avessi una porta, se tu la chiudessi ed impedissi ai cattivi pensieri di entrare, allora li vedresti fermi all'esterno e combattere contro di te».

Avere una porta per sapere ciò che accade.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

E difatti parlare e insegnare è compito del maestro, tacere e ascoltare è dovere del discepolo. Quindi, se si deve chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con tutta umiltà e sommo rispetto, in modo da non parlare più di quanto sia conveniente. Quanto poi alle volgarità, alle parole inutili o alle buffonerie, le escludiamo nel modo più assoluto da tutto l'ambito del monastero e non permettiamo che il discepolo apra la bocca a tali discorsi.

Cap.6,6-8.