Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
03 - 09 Aprile 2011
Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Giovedì 07 aprile 2011

Vi accusa Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.

Il Vangelo odierno ci presenta il dialogo aspro e contraddittorio che Gesù ha con alcuni giudei a proposito della sua divinità. Gesù afferma con forza e con passione che egli ha motivo di essere creduto. Dalla sua parte, oltre le opere, che sta compiendo, ha anche la testimonianza di Giovanni Battista. E' chiaro che essi dovrebbero credere; eppure rimane la realtà misteriosa della loro incredulità. "Io – dice – ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni, le opere stesse che il Padre mi ha dato da compiere, le sto facendo e testimoniano di me; ma voi non avete mai udito la sua voce e non avete la sua Parola che dimora in voi, perché non credete a Colui che egli ha mandato". Ogni nostro male viene dal non riconoscere la nostra vera identità di figli. In pratica vogliamo essere pienamente autonomi, padri, di noi stessi, del nostro esistere. Questi giudei, custodi della santità di Dio, non "hanno la parola di Dio che dimora in loro". Eppure "Voi scrutate le Scritture, credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza". Il rifiuto che gli avversari gli oppongono, viene dal fatto che non hanno accolto la rivelazione delle Scritture alle quali, pur si appellano. Infatti chi non ha in sé l'amore di Dio non capisce le Scritture che parlano dell'amore tra il Padre e il Figlio, comunicato agli uomini. Queste parole di Gesù fanno venire alla luce le nostre non poche resistenze. All'origine della nostra incredulità religiosa, c'è il male radicale dell'uomo, che cerca la gloria dagli altri o dalle cose, i nuovi idoli, invece che da Dio. Non si può credere in Dio e affidarsi al suo amore di Padre, chi cerca in sé o in altri la propria identità. Gesù non accusa nessuno: resta sempre la porta aperta per il ritorno di chiunque. E' la stessa legge, alla quale si appellano i suoi oppositori, che li accusa per la loro incredulità, perché, pur leggendo Mosè, non accettano Cristo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Macario, interrogato su come si debba pregare, rispose: «Non è necessario parlare molto nella preghiera, ma stendiamo sovente le mani e diciamo: «Signore abbi pietà di noi, come tu vuoi e come tu sai". Quando la tua anima è in angustiata, di': «"Aiutami". E Dio ci farà misericordia, perché sa quello che a noi conviene».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SETTIMANARI DI CUCINA

I settimanari che finiscono e quelli che iniziano il turno, la domenica alla fine delle Lodi mattutine, si prostrino davanti a tutti chiedendo che si preghi per loro. Chi esce di settimana dica questo versetto: «Benedetto sii tu, Signore mio Dio» (Dn 3,52), «che mi hai soccorso e consolato» (Sal 85,17); e, dopo che è stato ripetuto tre volte e chi esce ha ricevuto la benedizione, subentra chi inizia la settimana e dica: «O Dio, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto» (Sal 69,2); e sia ripetuto anche questo tre volte da tutti ed egli, ricevuta la benedizione, entri in servizio.

Cap.35,15-18.