Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
16 - 22 Gennaio 2011
Tempo Ordinario II, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Sabato 22 gennaio 2011

Nulla noi temiamo nel nome di Gesù Cristo.

Oggi è festa del titolare della nostra chiesa monastica. San Vincenzo era diacono del Vescovo Valerio di Saragozza in Spagna. E assieme con lui egli venne martirizzato, con duri supplizi, a Valenza nel 304. Sant'Agostino ne fa l'elogio in un famoso discorso, affermando che il diacono Vincenzo aveva ricevuto due favori da Dio: il coraggio di parlare, e la forza di soffrire: "Quanta era l'asprezza con la quale si incrudeliva sulle sue membra e altrettanto era la sicurezza che si esprimeva nelle sue parole. Si sarebbe pensato che, mentre Vincenzo subiva la sua passione dolorosa, uno sperimentasse la tortura e un altro parlasse. Infatti Gesù ha detto: "Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito, in quel momento, ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma lo Spirito del Padre vostro che parla in voi (Mt 10, 19-20). E continua Sant'Agostino nel suo bel panegìrico: "Ricordate Cristo Signore quando nel Vangelo ammonisce i suoi discepoli. Ricordate il Re dei Martiri che provvede le sue schiere di armi spirituali, fa intravedere la guerra, reca aiuto, promette il premio. Lui che aveva detto ai suoi discepoli: "Voi avrete tribolazione nel mondo" subito dopo, per consolarli perché erano spaventati, soggiunse: "Ma abbiate fiducia: Io ho vinto il mondo!".


Apoftegmi - Detti dei Padri

"Un fratello chiese ad un anziano: 'Come trovare il Nome del mio Signore Gesù Cristo?'. L'anziano gli disse: 'Se tu non ami prima la fatica, non puoi trovarlo'".

Si giunge, paradossalmente, ad amare la fatica, non in sé, ma guardando alla meta.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

Sappia l'abate che si è assunto l'incarico di guidare le anime e perciò deve prepararsi a renderne conto; e di quanti fratelli egli sa affidati alle sue cure, sia ben certo che nel giorno del giudizio dovrà appunto rendere conto a Dio di tutte e singole queste anime, compresa naturalmente la sua. E così, nel continuo timore dell'esame che, quale pastore, subirà circa le anime a lui affidate, mentre si dà pensiero per il rendiconto altrui, si fa sollecito per il proprio; e mentre con i suoi ammonimenti bada alla correzione degli altri, egli stesso viene emendandosi dei propri difetti.

Cap.2,37-40.