Il brano di Isaia di oggi ci fa scoprire tutta la grandezza dell'amore del Signore verso Israele e verso ogni anima redenta dal suo Sangue. Come la vergogna della donna sterile o di quella abbandonata si cambierà in esultanza, perché diventerà madre di innumerevoli figli, così avverrà per il popolo eletto, quando il suo Dio si muoverà a salvarlo. La collera o la punizione di un momento si cambierà in un amore pieno di compassione e di benevolenza, nell'impegno di un amore eterno, sanzionato da un giuramento: "Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da me il tuo affetto". La parola di Dio è sempre attuale e si rivolge a ciascuno di noi nelle situazioni varie della vita. Siamo sterili quando la nostra vita è vissuta lontano da Dio, dalla sua grazia. Allora tutte le opere di bene che compiamo non hanno alcun valore dinanzi al Signore che ricompensa solo ciò che è fatto per lui, con amore. Ma anche se nel tempo abbiamo perso la sua amicizia, con le nostre infedeltà e abbiamo disonorato in noi stessi e negli altri il nome santo di Dio, egli è sempre pronto al perdono. Anche la desolazione dello spirito, la aridità e il senso di abbandono del Signore vanno letti come correzione per sollecitarci al ritorno alla casa del Padre. Ma in queste situazioni di prova e sofferenza non dovremmo mai pensare a un Dio vendicativo, giustiziere: Egli è misericordia e amore. Siamo però chiamati a condividere con Gesù Salvatore il peso della croce che, accolta con amore, diventa partecipazione all'opera della redenzione, personale e comunitaria.
Il padre Elia disse: "Io ho timore di tre cose: di quando l'anima uscirà dal corpo, di quando mi incontrerò con Dio, di quando la sentenza sarà profferita su di me".
IL PRIORE DEL MONASTERO Capita abbastanza spesso purtroppo che per la nomina del priore nascano nel monastero gravi scandali. Ci sono infatti alcuni che, gonfi del malvagio spirito di superbia, si considerano come un secondo abate e, arrogandosi un potere assoluto, provocano scandali e divisioni nella comunità; e questo succede soprattutto in quei luoghi dove il priore viene designato dallo stesso vescovo o dagli stessi abati che hanno stabilito in carica l'abate. Quanto ciò sia assurdo è facile capirlo, perché così si dà al priore motivo per insuperbirsi già dall'inizio della sua carica; difatti i suoi pensieri gli insinueranno che egli è indipendente dall'autorità del suo abate, dal momento che anche lui è stato stabilito in carica da quelli stessi che hanno stabilito l'abate.