Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
05 - 11 Dicembre 2010
Tempo di Avvento II, Colore viola
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Mercoledì 08 dicembre 2010

Eccomi, sono la serva del Signore.

Prima che la Chiesa dichiarasse dogma di fede dell'immacolata concezione della Vergine, è la stessa Maria a indurci a pensarlo e a crederlo: alle parole e all'annuncio dell'Angelo, che la definiscono "Piena di grazia", lei non si esalta, ma ritiene addirittura che sia impossibile che quanto le viene detto possa avverarsi in lei: "Come è possibile?"; quando poi il messo divino la rassicura sul modo con cui la sua maternità verrà a compiersi, lei "l'umile ancella del Signore", dichiara la sua completa disponibilità: "Si compia in me secondo la tua parola". Quella docilità, quella umiltà e quella disponibilità piena e incondizionata l'accompagnerà per tutta la sua esistenza, fino al suo glorioso transito. Nulla, assolutamente nulla, nella vita di Maria fa trapelare anche la più benché minima traccia di quelle così evidenti debolezze, derivanti dal peccato originale, che inquinano invece frequentemente la nostra vita. Ci convince ancora che la nostra Madre celeste sia stata concepita senza peccato, il fatto che lei dovrà accogliere nel suo seno verginale il Figlio di Dio, il quale, prende sì, la nostra natura umana, ma non può essere minimamente inquinato da traccia alcuna di peccato; la persona di Maria dovrà quindi essere il tabernacolo purissimo che accoglie il Verbo incarnato. E ancora è lo stesso Gesù morente sulla croce a dichiarare l'universale maternità di Maria, quando rivolgendosi all'Apostolo Giovanni, dice: "Figlio, ecco tua Madre". È evidente e logico il nesso: la Madre senza peccato, solo lei, l'Immacolata, diventa la Madre di tutti i redenti. È lei quindi la nuova Eva, su di Lei il Signore Dio posa le sue compiacenze, per mezzo di lei può far sentire ancora a tutta l'umanità l'immensità del suo amore misericordioso. Lei infine è la pre-redenta, che ci addita la meta e ci rigenera come figli nella primitiva purezza. In questo nostro mondo, pervaso da inquinamenti di ogni genere, l'Immacolata ci richiama alla purezza del cuore, ai valori limpidi dello spirito, all'onestà dei nostri sentimenti e delle nostre azioni. Lei ci parla dell'ecologia dell'anima, di cui troppo poco ci occupiamo.


Nella novena della festa dell'Immacolata siamo stati invitati a cantare: Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te! Tutta bella sei tu, o Maria e la macchia originale non è in te! Lo splendore di Maria riempie il cuore di tutti i fedeli che pur sapendosi macchiati da tante colpe, vedono in lei un modello di purezza, un mare di puro cristallo che affascina e conquista. La liturgia della Parola ci parla del peccato dell'uomo e della sua decaduta da confidente del Signore a ribelle, da competitore della scienza del bene e del male a un essere svilito e vergognoso, ponendo in risalto la profonda stoltezza del cuore umano, sempre pronto ad addossare ad altri la colpa dei propri errori. Paolo nell'introduzione della lettera agli Efesini riconosce che dalla bontà del Signore siamo chiamati ad essere santi e immacolati al suo cospetto. La narrazione evangelica ci fa sentire la voce dell'Angelo che dice a Maria: "Rallegrati, ti saluto, piena grazia, il Signore è con te!". La Chiesa tutta vuole festeggiare il grandissimo privilegio di Maria, la sua immunità dal peccato originale e da qualsiasi altro peccato, senza colpa alcuna fin dal suo concepimento. La Chiesa ha sempre creduto Maria immacolata e Pio IX l'8 dicembre 1854 proclamava questa verità come dogma di fede a cui i cattolici devono dare il loro amorevole assenso. Non è una verità rivelata espressamente dallo Spirito Santo attraverso la sacra Scrittura, ma è contenuta implicitamente nel progetto di salvezza di Dio, e accennato nella la parola rivelata. Per i teologi del medioevo sorgeva una difficoltà di cui non riuscivano a trovare la soluzione ragionevole. Se è verità di fede che tutti gli uomini sono salvati dai meriti di Gesù Salvatore, come si considera l'immacolato concepimento di Maria, fin dal primo istante della sua esistenza? E' la madre di Gesù, il salvatore... Come poteva essere redenta quando il redentore non era ancora tra noi? Difficoltà reale sulla quale si protraevano interminabili discussioni tra i teologi. Duns Scoto, francescano, ebbe il felice intuito di superare la difficoltà salvando il principio di redenzione universale per mezzo del sacrificio di Gesù e nello stesso tempo l'immacolata concezione di Maria, anche lei preservata da ogni peccato. Questo il suo ragionamento: Era conveniente che la madre di Gesù non avesse conosciuto la schiavitù del peccato, nemmeno per un istante; Dio, nella sua onnipotenza, poteva realizzare questo portento; e quindi lo fece. Come? Anche la Madonna deve la sua salvezza a Gesù, ma non per via di liberazione quanto per la preservazione da ogni peccato in vista dei suoi meriti. Il suo assioma fu questo: Decuit – era conveniente; Potuit- aveva il potere di farlo. Fecit – Lo fece. Ben sappiamo che nel 1858, appena quattro anni dopo, la veggente di Lourdes Santa Bernardetta, in una della sue apparizioni, chiese alla bianca Signora quale fosse il suo nome. Sentì rispondersi in dialetto dei Pirenei: Io sono l'immacolata concezione! Parola mai intesa dalla fanciulla e di cui ignorava completamente il significato. Voleva senza dubbio essere una conferma alla definizione papale e alla fede del mondo cattolico. Noi, nella certezza della nostra fede, ci rallegriamo con Maria, la veneriamo come nostra madre celeste e impetriamo da lei quella purezza di coscienza e di vita che ci avvicino al fascino della sua persona.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Poemen disse a chi voleva vivere santamente: "Non misurare te stesso, aderisci piuttosto a chi sa vivere bene".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ORDINE DELLA COMUNITÀ

I più giovani pertanto rispettino i più anziani; gli anziani amino i più giovani. Nello stesso modo di chiamarsi nessuno si permetta di rivolgersi all'altro col semplice nome, ma i più anziani chiamino i più giovani con l'appellativo di «fratelli» e i più giovani chiamino gli anziani «nonni», che significa «reverendo padre». L'abate poi, giacché sappiamo per fede che tiene le veci di Cristo, sia chiamato «signore» e «abate», non per sua pretesa ma per onore e amore di Cristo. Ma egli rifletta sulla sua dignità e si dimostri degno di tale onore.

Cap.63,10-14.