La nostra riflessione oggi è suggerita dal brano del vangelo che ci presenta una situazione di scandalo da parte degli scrupolosi osservatori della legge, avrebbero scandalizzato gli apostoli il mondo cogliendo spighe e mangiandone il frumento. Non è lecito far questo di sabato, secondo la tradizione ebraica: si manca a riposo del giorno di festa. Gesù prende le difese dei suoi discepoli ai quali aveva fatto notare come certe norme non appartengono alla legge del Signore ma alle tradizioni degli uomini. Porta anche l'esempio di Dàvid che si fa dare da sacerdote Abiàtar i pani dell'offerta per sfamare i suoi uomini o anche il modo di agire dei sacerdoti che in giorno di sabato offrono sacrifici senza mancare alla legge. Ma in particolare Gesù vuol richiamare i suoi contemporanei come tutti noi, così proclivi al giudizio e alla condanna, a sentimenti di misericordia per gli altri almeno nella misura in cui la invochiamo per noi. Ci aiuti il Signore a essere meno spietati verso i nostri simili che giudichiamo troppo frequentemente nella colpa. Gesù si dichiara padrone del sabato, ma anche della vita. Dinanzi alla morte nessuno di noi si può dichiarare coraggioso. Nemmeno il re Ezechia che all'annunzio della imminente morte, si volge alla preghiera ricordando la sua fedeltà alla legge del Signore. Il suo pianto è abbondante. Dio ha misericordia di lui e gli promette ancora quindici anni di vita e la liberazione dai suoi nemici. Dio non solo è padrone del sabato, ma anche della vita.
«Una parola non è possibile adesso – constata tristemente un padre del deserto. Quando i fratelli interrogavano gli anziani e facevano ciò che questi dicevano, Dio provvedeva per loro come dovevano parlare. Ma ora, poiché chiedono e non fanno ciò che odono, Dio ha tolto dagli anziani il dono della parola; e non sanno cosa dire, perché non vi è chi metta in pratica»
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Sappia pure l'abate che il padre di famiglia ascriverà a colpa del pastore quanto di minor bene avrà trovato nel suo gregge. Sarà scusato, il pastore, soltanto se avrà usato ogni diligenza verso un gregge turbolento e disobbediente e avrà applicato tutti i rimedi alla loro cattiva condotta; allora, assolto nel giudizio divino, potrà dire col profeta: «Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore, la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato (Sal 39,11); ma essi mi hanno deriso e disprezzato» (Is 1,2 Volg.). E allora per le pecore ribelli alle sue cure ci sarà alla fine quale castigo la morte.