L'insegnamento di Gesù non solo è vero, ma è la Verità; s'identifica cioè con perfezione della sua stessa persona umano-divina. Se ne accorgono in qualche modo gli ascoltatori, i quali rimangono stupiti del suo insegnamento, che viene dato appunto con autorità. Non possono non notare la differenza con quello degli scribi e dei farisei, dai quali lo stesso Gesù mette in guardia i suoi seguaci, affermando: «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno». Se ne accorge anche un indemoniato, un povero uomo invasato da uno spirito immondo, che grida il suo sdegno contro Gesù, ma che non può fare a meno di dichiararne la divinità. Il Signore non accetta quella testimonianza, non vuole che si creda in lui per un'affermazione di satana, definito il menzognero; la fede autentica non può e non deve sgorgare dal demonio anche se, suo malgrado, è costretto talvolta a dire la verità su Cristo. Impone quindi il silenzio al demonio e lo scaccia da quell'uomo. Egli chiederà ai suoi: «anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Quindi è dall'essere del Cristo che emana l'autorità e la verità: egli è Dio e per la volontà del Padre si è incarnato e quello che dice e fa tutto è orientato all'adempimento della sua volontà santissima: «le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza». Noi diamo autorità a Cristo quando il nostro ascolto è docile e accogliamo il seme della sua parola in un terreno buono e fecondo. La nostra testimonianza diventa efficace quando viviamo in coerenza di quella parola.
Abba Irinio disse: Non ti stai fermando perché stai invecchiando. Stai invecchiando perché ti stai fermando.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE L'abate, che è ritenuto degno di essere posto a capo del monastero, deve sempre ricordarsi di come viene chiamato e confermare con i fatti il suo nome di superiore. Si sa invero per fede che nel monastero egli fa le veci di Cristo, dal momento che viene chiamato col suo stesso nome, secondo la parola dell'apostolo: «Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Rm 8,15).