Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
05 - 11 Ottobre 2008
Tempo Ordinario XXVII, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno II, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Mercoledì 08 ottobre 2008

Scuola di preghiera.

"Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Una domanda precisa, rivolta oggi a Gesù. L'evangelista Luca ci presenta una versione più breve, ridotta all'essenziale, della preghiera insegnata da Gesù, che Matteo ha riportato nel discorso della montagna. Gesù è il nostro maestro di preghiera. Tutto quello che gli chiediamo ce lo insegna nel Padre Nostro: il compimento del suo regno, il pane quotidiano, la sua misericordia, la liberazione dal peccato, ecc. Perciò, noi cristiani, abbiamo il dovere di riservare uno spazio tutto per il Signore, per lodarlo, ringraziarlo per i suoi prodigi in mezzo a noi, rendergli culto e per l'ascolto della sua parola, affinché sia fatta la sua volontà. Per noi ed in noi.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Se fai il tuo lavoro manuale nella cella e viene l'ora della preghiera, non dire: «Finirò i miei ramoscelli e il piccolo cesto e dopo mi alzerò», ma alzati subito e rendi a Dio il debito della preghiera; diversamente prenderai a poco a poco l'abitudine di trascurare la tua preghiera e il tuo Uffizio e la tua anima diventerà deserta di ogni opera spirituale e corporale. Poiché è dall'alba che si mostra la tua volontà.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI INFERMI

La cura degli infermi è da mettere prima di tutto e al di sopra di tutto, in modo che ad essi si serva davvero come a Cristo in persona, perché egli ha detto: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36); e ancora: «Quel che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Gli infermi, da parte loro, devono essere consapevoli che sono serviti in onore di Dio e non affliggere con eccessive pretese i fratelli che li assistono; tuttavia essi devono essere in ogni caso sopportati con pazienza, perché attraverso di loro si acquista una maggiore ricompensa. L'abate pertanto abbia la massima premura che i malati non siano trascurati in nessun modo.

Cap.36,1-6.