Una distinta signora si recò al confessionale accusando le tante maldicenze, calunnie, cattiverie... che aveva fatto contro varie persone. Il confessore la ascoltò... poi le disse: Ora per penitenza farai così: Prenderai un pollo e lo spennerai strada facendo... poi ritornerai indietro e mi porterai tutte, dico tutte, le penne che hai sparso per strada... La Signora: Ma padre, non è possibile riunire tutte quelle penne... E il sacerdote: Nemmeno è possibile riparare tutto il male che le tue maldicenze hanno fatto... E' l'avvertimento che ci viene dalla prima lettura dove San Giacomo ci vuol mostrare quanto male può fare la lingua se non si sa frenare. Viene paragonata al timone di una nave che guida la sua rotta o una piccola fiammella che è causa di un immane incendio. La lingua è un piccolo membro del corpo umano; con esso possiamo fare tanto male come anche tanto bene, se è usato con giustizia e prudenza. San Marco ci porta su un alto monte dove Gesù si trasfigura. Con lui sono Pietro, Giacomo e Giovanni.Testimoni di questa manifestazione dove appaiono anche Elia e Mosé, la profezia e la legge. Gli apostoli si sentono pienamente appagati... è bello rimanere qui... ma una nube li avvolge e un certo timore li assale quando dalla nube viene la voce del Padre: "Questi è il mio figlio prediletto: ascoltatelo!" Poi rimane solo Gesù. Il Signore ha voluto così preparare gli apostoli alla sua prossima passione e morte come anche alle vicende della loro vita: Pietro avrà ricordato quel momento beato quando sul colle Vaticano chiedeva di essere crocifisso con la testa in giù non ritenendosi degno di avere la stessa posizione del maestro nel donare la vita. La certezza della vita beata nell'eternità ci sostenga nelle ore buie dell'esistenza!
Un fratello andò da un eremita e uscendo dalla sua cella disse: Perdonami, o padre, perché ti ho impedito di adempiere alla tua regola. Quello rispose dicendogli: La mia regola è di accoglierti in modo ospitale e di farti andare in pace.
VESTI E CALZATURE DEI FRATELLI Ai fratelli si diano vesti secondo le condizioni e il clima dei luoghi dove risiedono, perché nelle regioni fredde si ha bisogno di più, in quelle calde di meno. Giudicare di questo spetta all'abate. Comunque noi pensiamo che nelle regioni a clima temperato siano sufficienti a ciascun monaco la tunica, la cocolla, una di pelo per l'inverno e una di stoffa liscia o consumata per l'estate e lo scapolare per il lavoro; le calze e le scarpe per i piedi. Quanto poi al colore o alla qualità degli indumenti, i monaci non vi facciano troppo caso, ma si accontentino di ciò che si trova nel territorio dove abitano o di quel che si può acquistare a minor prezzo. L'abate però si preoccupi della misura delle vesti, che non siano troppo corte per chi le deve indossare, ma di taglia giusta.