Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
03 - 09 Febbraio 2008
Tempo di Quaresima , Colore viola
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Mercoledì 06 febbraio 2008

La ricompensa del Padre.

Gesù, nel Vangelo di oggi, rilegge le tre opere di pietà previste dalla legge mosaica. La preghiera, il
digiuno e l'elemosina caratterizzano il pio e devoto ebreo, osservante della legge. Nel corso del tempo, però le esigenze reali, che hanno determinato queste prescrizioni, si erano sbiadite progressivamente. Le opere di pietà erano divenute soltanto formalismo esteriore o addirittura segno di superiorità sociale. Gesù, però nel riproporre queste prescrizioni, non chiede un rispetto formale ad una legge estranea all'uomo. Gesù ci aiuta a scoprire in Dio Padre non un legislatore severo, che impone leggi gravose, come fardelli pesanti. In Cristo scopriamo che le leggi di Dio sono a nostra misura; rappresentano quella pedagogia divina che aiuta a conoscere veramente noi stessi e i nostri reali bisogni. Siamo invitati da Gesù a leggere la nostra vita con uno sguardo diverso, sapendo riconoscere i beni ai quali aspirare. Il primo è l'unione con Dio nella sua vita divina, come fonte della vita, a cui riferirsi. La ricompensa del Padre varrà infinitamente di più di tutte le ricompense che possiamo aspirare sulla terra.


Giorno di penitenza in tutta la Chiesa.
Vige l'obbligo di digiuno ed astinenza.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Io non temo più Dio, lo amo. Perché l'amore caccia il timore.

Antonio

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

Facciamo quel che dice il profeta: «Ho detto: veglierò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua; ho posto un freno alla mia bocca mentre l'empio mi sta dinanzi; sono rimasto in silenzio, mi sono umiliato e ho taciuto anche di cose buone» (Sal 38,2-3 Volg.). Qui il profeta ci mostra che, se per amore del silenzio dobbiamo alle volte astenerci dai discorsi buoni, tanto più per la pena del peccato, dobbiamo evitare quelli cattivi. Pertanto, per custodire la gravità del silenzio, ai discepoli perfetti si conceda raramente il permesso di parlare, fosse pure di argomenti buoni, santi ed edificanti; poiché sta scritto: «Nel molto parlare non eviterai il peccato» (Pr 10,19); e altrove: «Morte e vita sono in potere della lingua» (Pr 18,21).

Cap.6,1-5.