Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
23 - 29 Settembre 2007
Tempo Ordinario XXV, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno I, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Sabato 29 settembre 2007

«Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

La realtà degli angeli, creature spirituali, è un dato evangelico. In un senso diffuso di religiosità, oggi, si stanno riscoprendo gli angeli come un qualcosa di reale, anche se non direttamente percepibili dai nostri sensi. La rivelazione che la Bibbia contiene sugli angeli, si illumina progressivamente proprio con la Rivelazione di Gesù. Leggiamo con attenzione il Vangelo per scoprire, in queste creature, non delle diverse espressioni della divinità, come vorrebbe un sincretismo religioso sempre più attuale, ma scopriamo che gli angeli sono esseri creaturali a servizio di Dio per la nostra salvezza. Gesù lega in modo esplicito, infatti, gli angeli con la sua Rivelazione e con il suo Mistero. Non possiamo comprendere gli angeli al di fuori della nostra fede in Cristo. A Natanaele, Gesù si rivela come Figlio dell'uomo, esprimendo contemporaneamente la sua divinità e la sua umanità. Il cielo aperto da Gesù nel suo mistero di Incarnazione significa la nostra ritrovata amicizia con Dio che si attua nel Mistero Pasquale. I cieli aperti indicano questa relazione d'amore che Dio vuole instaurare ancora con noi. Sono proprio gli angeli, nella rivelazione di Gesù, i primi a passare attraverso questa frontiera che prima di Gesù era invalicabile per gli uomini. Gesù, con il suo proclamarsi come Figlio dell'uomo specifica la sua missione di salvezza. Qui si giustifica la presenza angelica quasi come corona di lode e ringraziamento celeste donato all'uomo. Preghiamo, allora gli angeli proprio nel vero ringraziamento a Dio. Con l'aiuto che chiediamo tramite gli angeli, la nostra fede sarà più concreta, la nostra preghiera più sincera, con un vero aiuto per la nostra vita cristiana, di figli di Dio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Fu domandato a un anziano: «Come avviene che io mi scoraggi senza tregua?». «Perché non hai ancora visto la meta», rispose.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO

Come cellerario del monastero sia scelto uno dei membri della comunità che sia saggio, maturo, sobrio, non mangione, non superbo, non turbolento, non insolente, non gretto, non prodigo, ma pieno di timor di Dio e che sia come un padre per tutta la comunità. Abbia cura di tutti; non faccia nulla senza il consenso dell'abate; si attenga agli ordini ricevuti. Non contristi i fratelli; se per caso uno di loro gli chiede qualcosa fuori posto, non lo rattristi respingendolo con disprezzo, ma con buone ragioni e con umiltà dica di no alla sua richiesta inopportuna. Abbia cura della propria anima, memore sempre di quel detto dell'apostolo che chi avrà ben servito si acquisterà un grado onorifico (1 Tm 3,13). Riservi ogni premura con la massima sollecitudine specialmente agli infermi, ai fanciulli, agli ospiti e ai poveri, ben sapendo che di tutti questi dovrà rendere conto nel giorno del giudizio.

Cap.31,1-9.