Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Luglio 2007
Tempo Ordinario XIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno I, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Sabato 07 luglio 2007

Il digiuno e le nozze.

La privazione temporanea e volontaria del cibo e delle bevande faceva parte dei sacrifici antichi e, con accezioni diverse, mirava alla purificazione dell'uomo per avere poi un approccio più facile ed intimo con i diversi riti in onore della divinità. L'ha praticato lo stesso Gesù per quaranta giorni, lontano dal consorzio umano, nel deserto, prima di intraprendere la sua missione pubblica e chiamare a se i suoi discepoli. Nella concezione cristiana tale significato ha assunto un valore più teologico e profondo: è principalmente la volontaria partecipazione al sacrificio di Cristo, è praticata come pena, come penitenza, come preparazione ai grandi eventi della salvezza, come la quaresima. I discepoli di Giovanni entrano in conflitto con quelli del Signore e gli domandano: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». L'appunto è rivolto direttamente ai discepoli, ma va a colpire lo stesso Cristo, che è il loro maestro e responsabile dei loro comportamenti. Gesù non esita a dare la spiegazione: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno». Il Signore vuole sublimare il significato e il valore del digiuno e nel contempo indicarne i momenti più opportuni. Gesù si autodefinisce "sposo" e annuncia che l'avvento del Regno che egli annuncia ed incarna con la sua presenza è motivo di gioia e di festa. Si sta quindi celebrando un banchetto nuovo e gli uomini, tutti gli uomini, i discepoli in prima persona sono gli invitati alle nozze. Non è pensabile pensare e proporre il digiuno mentre si celebrano le nozze e si è nel pieno della festa. Solo quando lo sposo non sarà più presente, perché violentemente tolto e condannato alla crudele passione, anche gli apostoli digiuneranno. Allora ecco la nuova concezione del digiuno, è determinato da un'assenza, da un lutto, da un distacco, da una forzata privazione e dall'attesa di un ritorno dello sposo. La gioia cristiana muore con Cristo e risorge con Lui. Ora fin quando non entreremo alle nozze finali nel banchetto celeste, viviamo nell'attesa della beata speranza e il digiuno diventa l'alimento necessario della fede e la testimonianza doverosa della nostra gratitudine verso colui che l'ha praticato ininterrottamente per trentatré anni, restando tra noi nell'umiliazione della carne.


Apoftegmi - Detti dei Padri

E abba ha detto: Saper parlare è un dono di molti. Saper tacere una saggezza di pochi. Saper ascoltare una generosità di pochissimi.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO

Ma interroghiamo con il salmista il Signore chiedendogli: «Signore, chi abiterà nella tua tenda, chi dimorerà sul tuo santo monte?» (Sal 14,1). Dopo tale domanda, fratelli, ascoltiamo il Signore che ci risponde mentre ci indica la strada per arrivare alla stessa tenda, dicendo: «Colui che cammina senza colpa e agisce con giustizia; che pronunzia la verità nel suo cuore, che non dice calunnia con la lingua; che non fa danno al suo prossimo, che non lancia insulto al suo vicino (Sal 14,2-3); colui che, respingendo dagli occhi del proprio cuore, insieme con le sue suggestioni il maligno diavolo che lo tentava, lo riduce al nulla (Sal 14,4 Volg.) e i suggerimenti di lui, appena nati, li afferra e li spezza contro Cristo; coloro che, pieni del timore del Signore (Sal 14,4 Volg.), non si insuperbiscono per la loro buona osservanza, ma, convinti che le loro buone azioni non provengono da se stessi quanto piuttosto da Dio, glorificano il Signore che opera in loro, dicendogli col profeta: «Non a noi, Signore, non a noi ma al tuo nome da' gloria» (Sal 113B,1). Così pure l'apostolo Paolo non si attribuiva alcun merito della sua predicazione, affermando: «Per grazia di Dio sono quello che sono» (1 Cor 15,10); e ancora: «Chi si vanta, si vanti nel Signore» (2 Cor 10,17). Per questo anche il Signore proclama nell'Evangelo: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia: strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa non cadde perché era fondata sopra la roccia» (Mt 7,24-25).

Prol.23-34.