Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Luglio 2007
Tempo Ordinario XIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno I, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Venerdì 06 luglio 2007

"Seguimi!"

Si china sui malati il Signore Gesù. Viene a chiamare a se i dispersi e i lontani affinché si formi un solo ovile sotto un solo pastore. La forza della sua voce non ha limiti, egli chiama chi vuole con toni imperativi per esprimere la sua signoria sull'uomo e l'intensità dell'amore che gli vuole manifestare. Oggi si accosta ad un pubblicano seduto al banco delle imposte. È Matteo che racconta la sua chiamata con sorprendente semplicità: Gesù passando lo vide e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì". Sono tutti interessanti i particolari del racconto: c'è un uomo seduto, legato alla sua realtà umana, al suo mestiere, probabilmente non apprezzato da molti perché lo lega ad un modo pagano di cui tutti aborrono la presenza, c'è Gesù che passa e pone il suo sguardo su di lui. È, da quello che segue, uno sguardo di misericordia e di amore. Ci ricorda un episodio analogo quando, dopo il dialogo con il giovane ricco: "Gesù, fissatolo, lo amò". È una costante in Cristo: il suo sguardo è sempre espressione di compiacenza, di misericordia, di predilezione. Sembra quasi che egli voglia così prima aprirsi un varco nel cuore dell'uomo per poi scandire il suo invito e fare la sua chiamata. Lo deduciamo dalla prontezza della risposta e anche dal convito festoso che segue. Ci sono però i soliti guasta festa, gli scribi e i farisei, i quali chiusi nella loro visione purista ed elitaria, non vogliono comprendere che il Regno di Dio è aperto a tutti senza riserva alcuna. Matteo, protagonista del felice incontro, trae dalla sua storia motivi di insegnamenti perenni ed universali e raccoglie dalla bocca di Cristo la sua dichiarazione finale, che smentisce i contestatori e riapre i cuori di tutti alla festa senza fine: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Ecco finalmente la grande apertura di cui avevamo bisogno per comprendere appieno la missione di Cristo e la infinita misericordia del Padre. Così è stata abbattuta la barriera del peccato, così abbiamo potuto comprendere il valore e la gioia del perdono, gratuitamente offerto, perché redenti da Cristo. Così si è riaccesa la speranza anche per i più lontani, così le porte del regno si sono riaperte per tutti. Per quei gesti di misericordia abbiamo visto e vediamo ogni giorno ritornare affaticati e logori tanti figli, che si erano allontanati dalla casa paterna; così, come è avvenuto per Matteo, abbiamo scorto nella schiera dei chiamati tanti e tante provenienti da esperienze mondane di ogni genere e recuperati da quello sguardo di Cristo e sollecitati da quel "Seguimi". Ci ha scelti dalla schiera dei malti e dei peccatori perché a nostra volta avessimo il cuore sempre aperto alla misericordia.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Non giudicate Dio dalla balbuzie dei suoi ministri!

F.Mauriac

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO

Cinti dunque i nostri fianchi con la fede e la pratica delle buone opere, sotto la guida del vangelo, camminiamo nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati (1 Ts 2,12).
Ricordiamoci però che, se vogliamo abitare nella tenda di quel regno, non potremo giungervi se non correndo verso di esso con l'esercizio delle buone opere.

Prol.21-22.