Mi sembra che il collegamento tra le due letture sia proprio la richiesta di misericordia che viene elevata come una preghiera dal Siracide. Abbiamo bisogno di tanta misericordia del Signore anche per scoprire nelle pieghe più recondite del cuore i sentimenti che guidano il nostro agire. All'annuncio dei giorni di dolore che attendono il loro Maestro, gli apostoli, ripiegati nel proprio tornaconto e rinchiusi nell'orticello del proprio egoismo, pensano solo a accaparrarsi promozioni e posti di onore. Quello che i due figli di Zebbedeo hanno il coraggio di esprimere e chiedere, è un desiderio che brucia anche nei cuori degli altri apostoli e di noi tutti: Occupare i primi posti! I vizi capitali, tra cui la superbia, hanno profonde radici nel cuore dell'uomo. Dovremmo soprattutto sentirci conquistati dalla lezione di umiltà che ci viene offerta dal Signore. Non è facile per la nostra natura rimanere nell'ombra... La cecità innata con la nostra natura ci porta inesorabilmente a giudicare gli altri inferiori a noi, proprio all'opposto di quanto Gesù ci insegna. Lo Spirito del Signore ci ottenga almeno la consapevolezza della incoerenza della vita dinanzi agli esempi e agli insegnamenti di Gesù. Siamo convinti che un pizzico di umiltà non nocerebbe a nessuno... e ci darebbe più pace e serenità.
Abba Epifanio diceva: "La cananea grida forte ed è esaudita, l'emoroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno la bocca ed è esaudito".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO Se qualcuno dell'ordine sacerdotale chiede di essere accolto in monastero, non si acconsenta troppo presto. Tuttavia, se persiste con insistenza nella sua domanda, gli si faccia capire che dovrà osservare in tutto la disciplina della Regola e che non gli si farà alcuna concessione, in modo che valga per lui ciò che è scritto: «Amico, che sei venuto a fare?» (Mt 26,50 Volg.). Gli si permetta nondimeno di prendere posto dopo l'abate, di dare la benedizione e di celebrare la Messa, sempre che l'abate glielo consenta; altrimenti non pretenda nulla in alcun modo, sapendo di essere soggetto alla disciplina regolare; dia piuttosto a tutti esempio di umiltà.