Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
13 - 19 Maggio 2007
Tempo di Pasqua VI, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 18 maggio 2007

Il travaglio della gioia vera.

La gioia che si esaurisce in un istante lascia l'amaro in bocca, quella vera e duratura invece sgorga dalle vette, è frutto di un travaglio, di una ricerca assidua e soprattutto non è un prodotto che l'uomo può darsi da se. Viene dall'Alto perché è un dono divino, perché sgorga dalla certezza dell'amore ed è frutto del gesto supremo d'amore, quello che ha spinto Cristo fino al dono della vita. Il riferimento al travaglio del parto e alla gioia della mamma, che ha dato così la luce ad una nuova creatura, induce a pensare ad una delle più sublimi e concrete attuazione dell'apice dell'amore, al dare la vita appunto, come hanno fatto tutte le nostre mamme e tutte le mamme del mondo. Come quella gioia è destinata di sua natura a perpetuarsi nel tempo nella continuità della vita, che sempre si rinnova, così sarà la nostra gioia dopo il travaglio e i sacrifici della nostra esistenza terrena. Ma già nel vivere quotidiano possiamo gustare abbondanti sorsate di gioia se, illuminati e pervasi dallo Spirito, sapremo unirci all'eterno sacrificio di Cristo e a quello della schiera dei santi e dei martiri.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un giorno l'Abba Macario, passando di ritorno dalla palude nella sua cella, recava con sé dei rami di palma, ed ecco per la strada gli venne incontro il diavolo con una falce per la mietitura. Lo avrebbe voluto colpire con quella falce, ma non ci riuscì e gli disse: O Macario, da te subisco grande violenza, perché non posso avere la meglio su di te. Infatti qualsiasi cosa tu faccia, la faccio anch'io: digiuni e anch'io non mangio affatto, vegli e anch'io non dormo affatto. C'è una sola cosa in cui mi sei superiore; l'Abate Macario chiese: Quale? Il diavolo rispose: La tua umiltà, a causa della quale non riesco ad avere la meglio su di te.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

VESTI E CALZATURE DEI FRATELLI

Quando si ricevono indumenti nuovi si restituiscano sempre quelli usati, da conservare nel guardaroba per i poveri. Devono bastare infatti al monaco due cocolle e due tuniche, sia per avere il cambio la notte sia per poterle lavare; il di più è superfluo e deve essere tolto. Anche le calze e ogni altra cosa usata le restituiscano quando ne ricevono di nuove. Quelli che si mettono in viaggio prendano i femorali dal guardaroba e al ritorno li restituiscano lavati. E le cocolle e le tuniche per il viaggio siano un po' più buone di quelle che ordinariamente usano; le prendano dal guardaroba quando partono e ve le ripongano quando tornano.

Cap.55,9-14.