Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
25 - 31 Marzo 2007
Tempo di Quaresima V, Colore viola
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Mercoledì 28 marzo 2007

"A te la lode e la gloria nei secoli".

Il testo di Daniele propone l'episodio dei tre giovani ebrei buttati in una fornace ardente, per ordine del re Nabucodonosor, perché rifiutano gesti di idolatria; invece la loro fede nell'unico vero Dio li protegge. Dio è vita; servirlo significa scegliere la vera vita. Anche lo stesso Gesù sarà liberato dalla morte, perché ha scelto la fedeltà totale alla Parola di Dio. "A te la lode e la gloria nei secoli". L'odierno brano del vangelo di Giovanni riferisce una difficile discussione di Gesù "a quei Giudei che avevano creduto in lui". Il riferimento esemplare è Abramo; non basta asserire di essere discendenti di Abramo, occorre attuarne le opere e credere; anzi, quando quei Giudei affermano di avere "un solo Padre, Dio", Gesù reagisce: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato". Nella vita cristiana, una relazione personale con Dio Padre ci crea figli di Dio; questa è la nostra dignità, la nostra liberazione, la nostra effettiva libertà.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Giovanni ha detto: «Questa parola è scritta nel Vangelo: "Quando Gesù chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro, le sue mani e i suoi piedi erano legati e il suo viso cinto da un lino; Gesù lo sciolse e lo congedò. Noi dunque abbiamo le mani e i piedi legati e il nostro viso è stato coperto con un lino dalle mani del nemico? Se dunque ascoltiamo Gesù, Egli ci slegherà da tutto questo e ci libererà dalla schiavitù di tutti questi cattivi pensieri. Saremo allora figli del Signore, riceveremo le promesse in eredità e saremo figli del Regno Eterno».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE I FRATELLI USCITI DAL MONASTERO DEVONO ESSERE ACCETTATI DI NUOVO

Se un fratello, che per propria colpa ha lasciato il (o è stato espulso dal) monastero, vorrà rientrare, prima prometta di emendarsi totalmente del difetto per cui è uscito; e allora sia accettato, ma all'ultimo posto per provare così la sua umiltà. Se poi uscirà di nuovo, potrà essere riammesso alle stesse condizioni fino alla terza volta; ma sappia che in seguito gli sarà negata ogni possibilità di ritorno.

Cap.29,1-3.