E' sorprendente che il Signore per destare l'attenzione nei suoi discepoli, paragoni la sua venuta a quella di un ladro di notte per sottolinearne quanto sarà inaspettata, di cui il giorno e l'ora nessuno conosce oltre al Padre. A proposito di questa necessaria vigilanza, l'evangelista Luca riporta una precisa domanda di Pietro: "Signore, questa parabola dei servi che aspettano il padrone che torni, è solo per noi o è per tutti?" Gesù ribadisce: "Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro". Il discorso è rivolto innanzitutto a colui che nella comunità è responsabile di non lasciar mancare il pane della vita: l'amore. Sappia prima essere servo e non padrone. La sua responsabilità è quella di "dare" ciò che a lui è stato già dato. "Ma se quel sevo - Gesù propone un'altra ipotesi - dicesse tra sé: il padrone tarda a venire, e perciò si lascia andare ad una vita disordinata", il padrone tornando, lo castigherà. Per chi è a capo di una comunità, l'attesa della venuta del Figlio dell'uomo si concretizza in un atteggiamento di fedele compimento della propria missione di servizio ai fratelli. Naturalmente a vario titolo tutti abbiamo ricevuto il grande mandato di servire. "Se io, il Signore, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato l'esempio, perché lo facciate anche voi". Il giudizio di Dio invece contro i servi infedeli sarà particolarmente duro. A loro il Signore ha affidato un compito di grande responsabilità, ed è stato disatteso. "A chiunque fu dato molto sarà domandato molto; e a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Questi giudizi così perentori a prima vista sembrano non dare adito ad altre spiegazioni, invece il testo sacro è aperto a maggior indulgenza. C'è distinzione fra il servo "che conoscendo la volontà del suo padrone" non la esegue e quello che "non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse". Ognuno è responsabile in proporzione alla conoscenza che ha della volontà di Dio. Il credente è il testimone di Gesù risorto, speranza del mondo, e a tale fedeltà deve rifarsi.
Un monaco egiziano disse a un anacoreta siriano, tutto eccitato, che voleva andare in città a vedere un santo che operava miracoli e che, con la sua preghiera, risuscitava i morti. L'altro monaco, sorridendo disse: "Che strane abitudini avete da queste parti: chiamate santo chi piega Dio a fare la propria volontà. Da noi invece, chiamiamo santo chi piega la propria volontà a quella di Dio".
COME DEVONO FARE LA SODDISFAZIONE GLI SCOMUNICATI Chi per una colpa grave è scomunicato dall'oratorio e dalla mensa, quando nell'oratorio sta per terminare l'Opus Dei, si metta prostrato a terra, davanti alla porta, senza dire nulla, ma soltanto se ne stia prostrato lì, col capo a terra, chino ai piedi di tutti i fratelli che escono dall'oratorio. E così faccia finché l'abate non avrà ritenuta sufficiente la soddisfazione. Quando poi l'abate lo farà entrare, egli si getti ai piedi dell'abate e quindi ai piedi di tutti, perché preghino per lui.