Gesù da questo episodio appare come una persona autorevole, il cui magistero è così grande che si ricorre a lui per essere benedetti. Naturalmente, seppure vale quanto detto Anche se i bambini non godevano grande considerazione nella società antica, tuttavia le famiglie (e in particolar modo le mamme) avevano un certo riguardo per coloro che costituivano l'avvenire della società. L'episodio, preso nella sua letteralità, non dice granché: ci sono le mamme preoccupate che vogliono far benedire i loro figli; c'è la brusca reazione dei discepoli e possiamo immaginare questi uomini rozzi che, magari con qualche calcio e con qualche scapaccione, tentano di allontanare le presenze fastidiose; c'è una risposta benevola di Gesù che placa gli animi. La considerazione è che ci si trovi in un quadretto semitico di rapporto maestro-discepoli-adepti-devoti, e in questo modo la scena è costruita. Seppure con modalità note, il messaggio è un altro ed è sì quello già visto per il richiamo a divenire come fanciulli (Mt 18, ss), ma quanto più si diviene e ci si considera ultimi tanto più il regno si manifesta, diviene realtà concreta e operante. In fondo, è la situazione di "minorità" che emerge con preponderanza da tutto il contesto evangelico matteiano propostoci in queste settimane e a cui il cristiano è chiamato a volgersi come leit-motiv delle scelte personali e comunitarie.
«Tutto ciò che sorpassa la misura viene dai demoni»
L'UMILTÀ Il quinto gradino dell'umiltà si sale quando, tutti i cattivi pensieri che vengono in mente o i peccati commessi in segreto, il monaco li rivela con umile confessione al proprio abate, come ci esorta a fare la Scrittura quando dice: «Manifesta al Signore la tua via e confida in lui ed egli compirà la sua opera» (Sal 36,5); e ancora: «Confessatevi al Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia» (Sal 117,1). Così pure il profeta dice: «Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore; ho detto: Confesserò al Signore le mie colpe e tu hai rimesso la malizia del mio peccato» (Sal 31,5).