Nel discorso di Matteo sulle esigenze del Regno, che in questi giorni la liturgia ci propone, fanno capolino considerazioni riguardo il matrimonio. Naturalmente ciò che Gesù rimprovera è l'abbandono della legge originaria per seguire "la durezza del cuore". Il matrimonio ben lungi dal rappresentare un semplice contratto stipulato tra due persone assurge qui a icona dell'alleanza che Dio stringe con il suo popolo. È questo il grande simbolismo che sta dietro l'unione sponsale. JHWH è colui che ricerca il suo popolo come uno sposo cerca la sua amata, è fedele alla sua promessa, non viene meno alla parola data. L'amore coniugale quando è autentico si snoda lungo tali percorsi e diventa segno visibile della presenza di Dio nella comunità. Il tema della fedeltà riguarda tutti, sposati e non, e, a questo punto, più che di fedeltà che nell'ambito del nostro discorso ha assunto talvolta un'accezione limitativa al solo ambito sessuale, parlerei di tenere fede alla parola data oppure di non rompere un patto. Per la nostra società, ma penso per tutte le culture di tutti i tempi e a tutte le latitudini, questa modalità biblica è difficile da perseguire, perché è quella che richiede più fermezza e più costanza. Un uomo e una donna (siamo in tempi di politically correct) che esigono la coerenza prima di tutto per le loro scelte personali saranno capaci di ricevere il dono di Dio e saranno in grado di essere segno del Regno nel mondo.
Discrezione «Il padre Antonio disse: "Vi sono di quelli che martoriano il corpo nell'ascesi e, mancando di discernimento, si allontanano da Dio"».
L'UMILTÀ Essi, inoltre, nelle avversità e nelle umiliazioni mettono in pratica con la pazienza l'insegnamento del Signore: percossi in una guancia porgono l'altra, a chi vuol togliere loro la tunica lasciano anche il mantello, costretti ad andare per un miglio ne percorrono due (cf. Mt 5,39-41), come l'apostolo Paolo sopportano i falsi fratelli e le persecuzioni e benedicono quelli che li maledicono.