Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
06 - 12 Agosto 2006
Tempo Ordinario XVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 11 agosto 2006

Il profeta Naum ci presenta oggi due quadri contrastanti, uno festoso, l'altro desolante. Il primo riguarda una nazione piccola e oppressa, il regno di Giuda, che nel VI secolo a.C. si trovava in una situazione quanto mai precaria; il secondo invece riguarda un impero potente, l'Assiria, e la sua splendida capitale Ninive. Nel suo Magnificat la Madonna ha proclamato che Dio, dispiegando la potenza del suo braccio, disperde i superbi, rovescia i potenti dai loro troni ed esalta gli umili. La profezia di Naum corrisponde in pieno a un tale intervento divino. Comincia con l'esaltazione degli umili. Giuda, piccola nazione, sente una promessa di gioia: «Sui monti i passi di un messaggero, un araldo di pace!». E viene invitato a celebrare le sue feste, a sciogliere i suoi voti, cioè a rendere grazie a Dio, poiché ormai, dice Dio, «non ti attraverserà più il malvagio: egli è del tutto annientato». Invece per Ninive, che è «la città sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine» c'è l'annuncio del castigo. Il profeta si esprime in modo poetico nel descrivere la sua rovina: «Sibilo di frusta, fracasso di ruote, scalpitio di cavalli, cigolio di carri, cavalieri incalzanti, lampeggiare di spade»... Viene anche la minaccia di «gettare addosso a Ninive immondezze, di svergognarla, di esporla al ludibrio». «Allora chiunque ti vedrà, fuggirà da te e dirà: "Ninive è distrutta!"».
Il profeta conclude: «Chi la compiangerà? Dove cercherò chi la consoli?». La risposta viene in un altro passo: «Chiunque sentirà le tue notizie batterà le mani - dalla gioia -, perché su chi non si è riversata senza tregua la tua crudeltà?».
La rovina, la distruzione di Ninive è considerata un evento lieto, felice, perché è la fine dell'oppressione, la fine della crudeltà.
Nell'Apocalisse troviamo profezie simili su «Babilonia», che simboleggia ogni città potente, oppressiva; è stata una città sanguinaria e quindi Giovanni esprime la gioia della sua caduta: «(Un angelo) gridò a gran voce: "E caduta, è caduta Babilonia la grande ed è diventata covo di demoni, carcere di ogni spirito immondo"» e ancora, più avanti: «Uscite, popolo mio, da Babilonia, per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei suoi flagelli» e c'è tutta la serie dei lamenti di quelli che erano complici di Babilonia e che ormai devono rinunciare ai loro guadagni, alle loro rapine, alle loro crudeltà.
Nella storia episodi del genere si ripetono. Ai nostri tempi abbiamo visto la caduta del regime nazista, che è stata motivo di gioia per tanti paesi oppressi e per gli stessi tedeschi, anche loro oppressi dal nazismo; abbiamo visto la caduta dei regimi comunisti, anch'essi oppressori.
Alcuni anni fa non si poteva immaginare questa caduta, però è avvenuta. Dio continua a reggere il mondo. Ha il suo ritmo, che spesso non corrisponde alle nostre impazienze, ma è lui che lo regge. Dobbiamo quindi avere fiducia. «Nel mondo avrete tribolazioni - ha detto Gesù - ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo!».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Tutto deve essere «compiuto nei tempi adatti e nelle misure opportune; ciò che è immoderato e inopportuno, è di breve durata, e le cose di breve durata sono più che altro nocive e non giovevoli».

Evagrio

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

La scala poi innalzata è la nostra vita su questa terra: mediante l'umiltà del cuore essa viene dal Signore elevata verso il cielo; e i montanti di questa scala diciamo che sono il nostro corpo e la nostra anima: tra questi lati la chiamata di Dio ha inserito diversi gradini di umiltà e di disciplina spirituale da salire.

Cap.7,8-9.