In poche battute, Gesù annuncia ai suoi discepoli la sua Resurrezione e la sua Ascensione al cielo. I discepoli ancora non capiscono il senso profondo di quanto sta dicendo. Noi possiamo aiutarci quando Gesù confronta due gioie e due tristezze diverse. Sono, in realtà, due modi diametralmente opposti di capire e comprendere la realtà. In un caso vogliamo far prevalere la nostra azione. È l'agire dell'uomo che è al centro; con i suoi desideri e le sue richieste. È un piano che ci trascina, però, è l'egoismo dell'uomo. I nostri occhi non riescono sempre a comprendere tutto. Ci facciamo influenzare da pregiudizi e non sempre guardiamo all'essenziale. Il Signore lo ha sempre ripetuto: io non guardo all'apparenza. Le gioie e le tristezze che derivano da questo atteggiamento hanno il sapore fugace delle aspettative umane. Sono legate a momenti e destinate a cambiare in poco tempo. L'altra prospettiva parla di Dio. È Lui al centro vero e reale. È Lui che opera; noi dobbiamo far risaltare questa sua opera. Ciò non vuol dire che la nostra opera non sia importante; significa darne una ossatura ed una prospettiva diversa. La gioia che ne deriva riposerà in Dio ed avrà la sua forza e la sua resistenza. Vi è una dolcezza ed una consolazione che riusciranno a far superare tutte le difficoltà momentanee. Sarà una gioia piena e completa. La giuria promessa da Cristo ed attuata nel suo Amore non finirà mai. È questa la sua vera e grande promessa per noi!
L'Abba Hor disse al suo discepolo: Bada di non portare mai in questa cella le parole di un altro.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Allora se, dopo matura riflessione, promette di osservare tutto e di obbedire a ogni comando che riceverà, sia accolto nella comunità, ben sapendo che anche l'autorità della Regola stabilisce che da quel momento non gli è più lecito uscire dal monastero, né scuotere il collo dal giogo della Regola che in sì lungo periodo di riflessione era libero di rifiutare o di accettare.