Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
19 - 25 Febbraio 2006
Tempo Ordinario VII, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Martedì 21 febbraio 2006

Avevano paura di chiedergli spiegazioni.

La paura impedisce ai discepoli di arrivare alla verità che Gesù vuole loro rilevare. Sarà per la durezze delle parole che annunciano sofferenze e morte quando loro si aspettavano invece racconti di glorie e vittorie; sarà perché non comprendevano questo mistero che si apriva davanti a loro della Passione e della Resurrezione; sta di fatto che il loro atteggiamento è di chiusura verso il Signore. Si rivolgono tra di loro e, forse nel tentativo di chiarire queste parole litigano sul chi di è essi è il più grande. Gesù lo intuisce, si rivolge a loro ma trova lo stesso mutismo, stavolta colpevole di chi sa di aver sbagliato. È il momento migliore per un grande insegnamento di Gesù sull'umiltà. Noi ci troviamo a volte in una situazione analoga. Ciò può succedere, quando il dolore e la sofferenza, anche quella ingiusta, non sono compresi nel Mistero di amore che si apre di fronte a noi. In questa situazione allora rivolgiamo gli occhi non sul Signore ma solo sulla nostra vita, impedendo a Gesù, dell'amore di entrarci. Ci sembra che la preghiera sia inutile, perché inascoltata quando è in realtà vero il contrario; siamo noi che chiudiamo la possibilità a Dio di parlarci. La nostra vita è quindi letta in altri termini e non sotto gli occhi di Gesù. Si fanno strada allora altri sentimenti che parlano di egoismo, di superiorità, di voglia di potere. Succede quando Gesù ci parla e noi non lo ascoltiamo!


Apoftegmi - Detti dei Padri

La preghiera entra nelle pieghe più nascoste della vita e la trasforma e la vita, nella sua dimensione storica, diventa il luogo dove la preghiera prenda la sua forma e la sua verità.

Come il respiro, come l'aria che tutto avvolge.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

L'ottavo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco non fa nulla al di fuori di ciò che è indicato dalla regola comune del monastero o dall'esempio degli anziani.
Il nono gradino dell'umiltà si sale quando il monaco frena la sua lingua e, coltivando l'amore al silenzio, non parla finché non sia interrogato, perché la Scrittura insegna che nel molto parlare non si eviterà il peccato (Pr 10,19), e che l'uomo dalle molte chiacchiere camminerà senza direzione sulla terra (Sal 139,12 Volg.).

Cap.7,55-58.