Gesù chiama a sé un ristretto numero di apostoli per dimostrarsi nella sua gloria della Trasfigurazione. Quella di Gesù non è una scelta causale, ma indica un significato al Mistero che Egli vuole manifestare agli occhi di questi suoi apostoli. È un mistero che non sarà ancora completamente svelato; richiede di essere custodito nell'intimo dei cuori perché si riferisce alla missione stessa di Gesù. La gloria che Gesù manifesta è un invito preciso per gli apostoli scelti; un invito a leggere la storia con occhi diversi nel suo svolgersi da un passato da essere ricompresso, in un presente da cogliere nella sua interezza verso un futuro che potrà essere veramente efficace. È l'invito a leggere la stessa vita di Gesù con occhi diversi. Lo stesso riferimento a Giovanni Battista indica questa necessità. Ciò che gli apostoli stanno vivendo non è la cronaca di eventi straordinari; è la manifestazione di una presenza che rimane ancora nel Mistero. Il passato deve essere letto in funzione di Cristo, che è il presente concreto da vivere nel suo Mistero profondo perché in esso si vede già l'adempimento di una promessa antica che è la Chiesa siglata con la sua Passione e Risurrezione. Il Mistero della Trasfigurazione è un episodio centrale nel Vangelo di San Marco. È la chiave che permette di arrivare a Gerusalemme. È il passaggio che permette di trovare la risposta al Mistero di Cristo. È il momento centrale nella vita di Cristo ed il momento centrale per il percorso di fede degli apostoli. Un passaggio che è segnato da tre monti. Con Mosè ed Elia vi è la manifestazione di Dio sull' Oreb. Qui il Signore si manifesta a Mosè, ma non fa vedere il suo volto. Sul Tabor Gesù trasfigura il Volto. La manifestazione completa sarà nel Volto di Cristo, segnato dalla Passione, sul Calvario dove è riconosciuto dal centurione come Figlio di Dio. Sull'Oreb, il Signore si mostra ad Elia in un vento leggero; sul Tabor il Padre avvolge in una nube il Figlio; sul Calvario il terremoto segnerà manifesterà completamente la divinità di Cristo.
«Tutto ciò che sorpassa la misura viene dai demoni»
L'UMILTÀ Il quinto gradino dell'umiltà si sale quando, tutti i cattivi pensieri che vengono in mente o i peccati commessi in segreto, il monaco li rivela con umile confessione al proprio abate, come ci esorta a fare la Scrittura quando dice: «Manifesta al Signore la tua via e confida in lui ed egli compirà la sua opera» (Sal 36,5); e ancora: «Confessatevi al Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia» (Sal 117,1). Così pure il profeta dice: «Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore; ho detto: Confesserò al Signore le mie colpe e tu hai rimesso la malizia del mio peccato» (Sal 31,5).