Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
10 - 16 Aprile 2005
Tempo di Pasqua III, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Martedì 12 aprile 2005

Il pane del cielo, quello vero...

I Giudei, seguono la loro logica fondata più sulla ricerca di sicurezze che non sulla fiducia e la disponibilità sincera e aperta al dialogo. Cercano da Gesù la garanzia che non li esponga troppo al rischio; non sono disposti a lasciarsi illuminare, a confrontare le loro categorie sperimentate e sicure per un'affermazione personale, al fine di abbracciare la dimensione gratuita e liberante del dono di sé nella fede in Cristo. Chiedono un segno, ma il Signore li spinge ad entrare in una logica diversa, che trascende ed eleva la nostra capacità umana di comprensione. È la dimensione del mistero della fede che raggiunge il suo apice nell'Eucaristia, cioè nella donazione totale e oblativa di Cristo che nel suo sacrificio diventa per noi cibo di salvezza e di vita. È solo Lui il nostro vero nutrimento, il centro vitale della nostra vita, la nostra gioia e la nostra felicità. "Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12).
Più ci addentriamo nel suo mistero, più siamo coinvolti nella sua corrente di amore per l'umanità, più sentiamo l'esigenza di nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue perché in noi germogli sempre più la vita nuova, quella della grazia. La celebrazione dei sacramenti, e specialmente quello dell'Eucaristia ci unisce intimamente a Cristo in modo da sperimentare in Lui l'Amore personalissimo che si dona a noi e che desidera trasformarci in Sé. Comprendiamo allora che il credere non può fondarsi su opere miracolose o strabilianti che il Signore può comunque compiere, ma sulla scoperta di una Persona che ci ama intensamente e ha dato la sua stessa vita per noi, perché siamo salvi e felici per sempre insieme a Lui.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano ha detto: «Bisogna fuggire tutti gli artefici d'iniquità senza eccezione, siano amici o parenti, posseggano dignità di sacerdoti o di principi; perché evitare la loro compagnia ci procurerà l'intimità e l'amicizia di Dio».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LETTORE DI SETTIMANA

Si osservi a tavola un perfetto silenzio, in modo che non si oda alcun bisbiglio o altra voce all'infuori di quella del lettore. Quanto occorre per mangiare e bere, i fratelli se lo porgano a vicenda, senza che alcuno abbia bisogno di chiedere alcunché. Tuttavia, se proprio occorre qualcosa, lo si chieda col suono di un oggetto qualunque piuttosto che con la voce. E non ardisca nessuno chiedere spiegazioni su quanto si legge o su altro argomento, per non dare occasione di parlare; a meno che il superiore non voglia dire lui due parole di edificazione. Il fratello lettore di settimana, prima di incominciare a leggere, prenda un po' di vino e per rispetto alla santa comunione e perché non gli riesca troppo gravoso mantenere il digiuno; 11dopo, mangi con i settimanari di cucina e i servitori. I fratelli poi non devono leggere tutti per ordine di anzianità, ma soltanto quelli che possono farlo in modo da edificare chi ascolta.

Cap.38,5-12.