Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
10 - 16 Aprile 2005
Tempo di Pasqua III, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Domenica 10 aprile 2005

Di questo voi siete testimoni...

Di questo voi siete testimoni, del mistero di Cristo morto e risorto, testimoni... da allora fino ad oggi. Siamo a due settimane dalla Pasqua e le letture, la Parola di Dio di questa domenica risentono ancora del clima di festa, clima di gioia pasquale per la risurrezione di Gesù. Luca nella prima lettura, dagli Atti degli Apostoli ci racconta di Pietro, Pietro che dopo la discesa dello Spirito Santo non ha più paura. Prima le porte del Cenacolo erano serrate, erano chiuse per paura. Oggi Pietro esce dal Cenacolo, comincia a predicare, comincia a dare la testimonianza, e con le parole dure contro i giudei, contro i farisei... "Avete ucciso l'autore della vita!". E Pietro sottolinea un paradosso: Pilato, un pagano, non solo, uno scettico, mosso da un senso innato di rettitudine, di giustizia, ha fatto di tutto per liberare Gesù, per preservare Gesù dalla condanna a morte. Invece quelli del popolo eletto lo hanno crocifisso... Ma Pietro continua a parlare, senza paura, senza timore... Allora alcuni credono, si convertono, rispondono, chiedono: "che cosa dobbiamo fare?" Come riparare il nostro errore? "Pentitevi!", risponde loro Pietro, "Pentitevi e cambiate vita!". Anche a noi risuonano oggi queste parole di Pietro. Noi siamo presenti, per mezzo della liturgia, siamo presenti a quello stesso evento. A noi oggi, come allora, san Pietro dice "pentitevi e cambiate vita!". E forse non si tratta solo di una confessione, non si tratta di un semplice pentimento. Si tratta del cambiar veramente vita, del cambiar le nostre visioni, i nostri ideali, le nostre strade, per sostituirle con quelle di Cristo. Non è certo una cosa semplice, non è facile cambiare vita, non è nemmeno una cosa immediata. È un processo che ha un inizio, che parte, inizia per non finire più. Perché quanto più ci avviciniamo al Signore, quanto più gli siamo vicini, tanto più ci accorgiamo quanta strada abbiamo ancora da fare, quanto abbiamo ancora da camminare... Il nostro compianto Padre Giovanni Paolo II continui ad essere per noi maestro e pastore, e ci guidi, ci conduca a Gesù, come lo ha fatto per molti anni del suo pontificato, sulle orme di Cristo...


Non ci arde il cuore, quando...?

Il Signore Risorto è sempre presente e operante nella sua Chiesa. Lo è in modo misterioso e speciale nella sua Parola e nel Sacramento dell'Eucaristia. Ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo lo può incontrare nell'Interpretazione delle Scritture e nella partecipazione alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue. Questo brano lucano sembra ripeterci: Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? donando ai nostri cuori rattristati l'annuncio della Risurrezione e la gioia pasquale. I due discepoli di Emmaus avevano sperimentato la delusione delle loro attese di libertà e di pace, ma il Signore li avvicina e dolcemente li rimprovera, istruendoli e ravvivando in loro lo sguardo interiore della fede. Li invita ad aprire i loro orizzonti e a trascendere gli eventi carichi di tristezza, per coglierne il significato profondo e salvifico.
Gesù, Alfa e Omega, Signore del tempo e della storia, porta a compimento l'Antico Testamento, lo riassume in Sé e lo rivela pienamente nel Mistero della sua vita, passione, morte e risurrezione. Questo Mistero che pervade tutte le Scritture è riassunto, ripresentato e riattuato nel Segno per eccellenza: l'Eucaristia, che è viva comunione con il Risorto.
La preghiera come atteggiamento supplice, umile ed accorato, prepara l'incontro con Colui che salva dalle tenebre del nonsenso, del male e della morte: Signore, rimani con noi, perché si fa sera! Questa richiesta fa emergere il bisogno dell'uomo di essere guidato e illuminato interiormente per capire il senso del cammino della vita, vero esodo verso la libertà e l'Amore senza fine; il bisogno di luce e di verità di ogni cuore umano, la sua tensione interiore verso la pienezza dell'esistenza, la vocazione di ciascuno alla comunione con Dio e alla conoscenza intima e amorosa di Lui, unica e vera Ragione e Fine del nostro esistere.
L'approfondimento della conoscenza delle Scritture, i sacramenti e la preghiera, aprono un varco interiore e permettono l‘incontro con il Risorto. Gesù, dunque, può essere da tutti riconosciuto allo spezzare del Pane. Semplicità e profondità di una Presenza che è Amore oblativo che va incontro ad ogni cuore assetato e mai si nega a chiunque lo cerchi con sincerità. Dopo l'incontro vivo e vitale con il Risorto, i due discepoli fanno ritorno nella comunità cristiana. La gioia che è scaturita dall'incontro con la Verità e la Salvezza li fa apostoli del Signore. È nella Chiesa che risiede la testimonianza autentica e diretta degli apostoli e primo fra tutti Pietro, e su questa salda testimonianza confermata dallo Spirito del Risorto, trasmessa nelle Scritture e rivissuta nei sacramenti si fonda la nostra risposta di fede. Se accolta, è capace di trasformarci interiormente, di far ardere il nostro cuore e di introdurci nella vita nuova, la vita eterna cui siamo chiamati e che è dono irreversibile di Dio in Cristo già da questa terra, nell'amore, nella speranza e nella fede.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Pazienza

L'abba Pastor diceva: «Quali che siano le tue pene, la vittoria su di esse sta nel silenzio».

Un giorno che i fratelli si erano riuniti a Scete, alcuni anziani vollero mettere alla prova l'abba Mosè: si fecero sprezzanti e gli dissero: «Perché questa specie di etiope viene tra noi?». L'abate tacque udendo queste parole. Di ritorno dall'assemblea, quelli che lo avevano ingiuriosamente trattato gli dissero: «Non sei turbato?». Egli rispose: «Sono turbato, ma non dico niente».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I VECCHI E I FANCIULLI

Sebbene la natura umana sia per se stessa portata a compassione verso queste due età, cioè dei vecchi e dei fanciulli, tuttavia è bene che intervenga in loro favore anche l'autorità della Regola. Si tenga sempre conto della loro debolezza e non si applichi affatto ad essi il rigore della Regola riguardo al vitto; si abbia piuttosto verso di loro un'amorevole condiscendenza e anticipino pure le ore regolari dei pasti.

Cap.37,1-3.