Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
06 - 12 Febbraio 2005
Tempo di Quaresima , Colore viola
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Giovedì 10 febbraio 2005

Salvare o perdere la vita.

L'apostolo Pietro, alla domanda di Gesù «voi chi dite che io sia» ha risposto, illuminato dallo Spirito, «il Cristo di Dio». proprio da questa certezza e dai fatti che ogni giorno cadevano sotto gli occhi di tutti, aveva tratto l'idea, che il suo Maestro dovesse godere di una specie di invulnerabilità. È quindi facilmente immaginabile il suo sgomento, la profonda delusione nel sentir dire dalla sua bocca che dovrà molto soffrire, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno. È indubbiamente un messaggio paradossale. Cominciano ad apparire in tutta la loro drammaticità da una parte la passione di Cristo e dall'atra lo scandalo per l'incapacità di comprendere l'arcano disegno divino. Dobbiamo ammettere che senza il dono della fede, il pensiero umano non può mai e poi mai giungere a condividere, secondo la migliore logica, questo progetto pensato e voluto da Dio stesso. Un progetto che totalmente ci coinvolge, perché lo stesso Cristo, rivolgendosi a tutti coloro che vogliono e vorranno seguirlo, aggiunge: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». Quindi, senza mezzi termini ci viene detto che non solo il Figlio di Dio dovrà portare la croce, ma sarà il retaggio di tutti gli uomini. Per nostra fortuna ora sappiamo, nella certezza della fede, dove quella sequela ci conduce. Siamo certi che la nostra non è una atroce ed assurda condanna, ma la via segnata dal divino Redentore, per giungere alla pienezza della vita nella gioia della risurrezione. In questo contesto non ci appare più tanto strana la solenne affermazione con cui si conclude il vangelo odierno: «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?». Vengono messi in gioco i grandi e definitivi valori della vita e, nel contempo ci vengono offerti i criteri migliori per operare la scelte migliori alla luce della divina sapienza. Guadagnare la vita significa allora avere il coraggio di perderla in questo mondo, di accettare tanti apparenti sconfitte, fino a quella della morte, pur di conservare il valore supremo della risurrezione e della beatitudine eterna. Questa è la grande rivoluzione che Cristo ha portato nel nostro mondo. Egli è venuto a stravolgere la nostra povera ed inquinata logica umana, per far irrompere il suo spirito nuovo e la vera sapienza. L'immortalità e la pienezza della felicità solo per questa via possiamo raggiungerla e Cristo si è fatto nostro garante affinché nessuno manchi l'obbiettivo e nessuno si perda.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Tutto deve essere «compiuto nei tempi adatti e nelle misure opportune; ciò che è immoderato e inopportuno, è di breve durata, e le cose di breve durata sono più che altro nocive e non giovevoli».

Evagrio

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

La scala poi innalzata è la nostra vita su questa terra: mediante l'umiltà del cuore essa viene dal Signore elevata verso il cielo; e i montanti di questa scala diciamo che sono il nostro corpo e la nostra anima: tra questi lati la chiamata di Dio ha inserito diversi gradini di umiltà e di disciplina spirituale da salire.

Cap.7,8-9.