Voci di angeli hanno testimoniato la venuta del Cristo, cantando la gloria di Dio e annunciando la pace agli uomini: la voce di Giovanni Battista lo ha additato al mondo come l'agnello di Dio, il Padre molti sanati e miracolati, hanno affermato l'origine divina del maestro d'Israele, oggi è la voce stessa di Dio Padre che interviene a rivelare al mondo che colui che umilmente si è immerso nelle acque del Giordano per chiedere il battesimo al suo precursore, è il Figlio suo prediletto. La divinità del Cristo viene proclamata solennemente e quel battesimo diventa un atto solenne, liturgico, sacramentale, in cui c'è palese l'intervento dello Spirito Santo. È quindi un azione trinitaria, del Padre, del Figlio e dello Spirito. È la presentazione e la consacrazione ufficiale del Cristo come Figlio e inviato del Padre. Egli è colui che l'umanità intera deve ascoltare perché sarà lui, luce del mondo, a fugare ogni errore, a proclamare le verità di Dio, a cancellare i peccati del mondo, a ridare la libertà agli schiavi. Anche noi abbiamo ricevuto il sacramento del battesimo, siamo stati battezzati in Cristo per recuperare e vedere accresciuta la nostra primitiva somiglianza a Dio. Siamo anche noi figli di Dio per una somiglianza soprannaturale a Lui, perché Cristo, nostro fratello, ci ha riconciliati con il Padre, liberandoci dal peccato. L'essere Figli di Dio è la nostra più sublime qualifica e dignità, la nostra più sublime identità. Per questo i cieli si aprono e lo Spirito scende ancora ad irrorarci di amore. È un dono ed un impegno: dono gratuito, sgorgato dal cuore stesso di Dio, per un bisogno irrefrenabile di recupero di tutti noi. impegno per noi a divenire ogni giorno testimoni credibili nell'adempimento delle promesse battesimali.
Oggi dovremmo rinnovare interiormente tutte le nostre promesse. Chiedere a Dio il dono della fedeltà e della perseveranza.
Un monastero si era ridotto in tutto all'abate e a quattro monaci, già anziani. L'abate, disperato, pensò di chiedere consiglio a un saggio rabbino suo amico. «Vi posso solo dire - rispose costui - che il Messia è tra voi». I monaci, udito questo, cominciarono a trattarsi l'un l'altro con straordinario rispetto e venerazione, poiché c'era la possibilità che sotto l'apparenza di uno di essi si nascondesse il Messia. La fama di quello straordinario amore fraterno si diffuse e alcuni visitatori cominciarono ad arrivare al monastero, curiosi di vedere quel luogo privilegiato. Poi ne arrivarono altri. Dopo qualche tempo, uno di loro chiese di entrare nell'Ordine. A questo seguirono altri, sempre più numerosi. In pochi anni, il monastero diventò un meraviglioso centro di amore fraterno e un focolare di nuove vocazioni...
PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO Dobbiamo dunque costituire una scuola del servizio del Signore; e nell'organizzarla noi speriamo di non stabilire nulla di penoso né di pesante. Se tuttavia, per giuste ragioni, si dovrà introdurre anche qualcosa un pochino più dura per correggere i vizi e conservare la carità, tu non lasciarti subito prendere dallo spavento, così da abbandonare la via della salvezza, la quale all'inizio non può essere che stretta. Ma col progredire nella vita monastica e nella fede, il cuore si dilata e si corre nella via dei comandamenti di Dio (cf. Sal 118,32) con una dolcezza d'amore inesprimibile. Cosicché, non allontanandoci mai dal suo magistero e perseverando nel suo insegnamento in monastero fino alla morte, possiamo partecipare mediante la pazienza alle sofferenze di Cristo, per meritare di condividere anche il suo regno.