Quando una religione si chiude in se stessa, rinnega di fatto il vero Dio, che è Padre di tutti, e diventa una setta, una cerchia di aggregati pericolosi. La fede autentica nell'unico Signore ci apre invece all'amore universale, senza esclusione alcuna. Tutti indistintamente siamo infatti accomunati in una situazione di attesa e desiderosi di una completa liberazione. Gesù con la sua dottrina e con i suoi miracoli apre la sua missione al mondo intero e nessuno viene escluso dalla sua misericordiosa bontà, anzi esprime palesemente la sua predilezione per i peccatori e per i malati. Il centurione, romano che va incontro a Gesù e lo scongiura per il suo servo infermo e paralizzato, si sente dire dal Signore: "Io verro e lo curerò". La risposta di quel pagano, è ripiena di fede e suscita l'ammirazione di Gesù ed anche la nostra: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande». La fervente professione di fede del centurione è stata poi assunta ufficialmente dalla liturgia della chiesa e la ripetiamo prima di accedere all'Eucaristia: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito». Questo pagano anticipa, preannuncia e professa la nostra fede, la fede dei pagani convertiti e gli dobbiamo gratitudine. Gesù a conclusione del brano evangelico enuncia una profezia che ancora ci riguarda e che vediamo già realizzata: «Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti». Così è sbocciato nel mondo, da dove meno ce l'aspettavamo, un nuovo germoglio che è la chiesa, che siamo tutti noi. Dobbiamo solo accogliere gioiosamente l'invito finale del Signore: «Và, e sia fatto secondo la tua fede», così l'attesa si riempie di speranza e la sua venuta ci colma di doni.
Abba Epifanio diceva: "La cananea grida forte ed è esaudita, l'emoroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno la bocca ed è esaudito".
I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO Se qualcuno dell'ordine sacerdotale chiede di essere accolto in monastero, non si acconsenta troppo presto. Tuttavia, se persiste con insistenza nella sua domanda, gli si faccia capire che dovrà osservare in tutto la disciplina della Regola e che non gli si farà alcuna concessione, in modo che valga per lui ciò che è scritto: «Amico, che sei venuto a fare?» (Mt 26,50 Volg.). Gli si permetta nondimeno di prendere posto dopo l'abate, di dare la benedizione e di celebrare la Messa, sempre che l'abate glielo consenta; altrimenti non pretenda nulla in alcun modo, sapendo di essere soggetto alla disciplina regolare; dia piuttosto a tutti esempio di umiltà.