Gesù, oggi ripropone la questione centrale per il cristiano "Chi è Gesù per noi?" e che abbiamo già visto con intenti completamente diversi in Erode. Gesù stesso sollecita questo interrogativo, proprio perché tutti noi la dobbiamo affrontare in modo serio e decisivo. Importante è anche vedere in che occasione e in che modo Gesù pone la questione. Egli ha mandato gli apostoli in missione ad annunciare il regno ed al ritorno pone loro la domanda: prima in modo indiretto: "Chi sono io secondo la gente?" e poi in modo diretto e rivolto agli apostoli. Gesù vuol ancora far capire loro che i successi che gli apostoli hanno avuto nella loro dipende, senz'altro dalla loro generosità e donazione ma soprattutto dalla fedeltà al mandato ricevuto e dal riconoscere che lo stesso Gesù è il vero mandante, la fonte inesauribile di tutte le grazie. Il contesto nel quale Gesù rivolge la sua domanda è quindi nella missione della chiesa dell'annuncio del regno. È questa la cornice, ma Gesù comincia a tratteggiare anche il quadro che sarà completato poi con il suo mistero pasquale. L'annuncio del regno non può essere dissociato, infatti dal mistero della Morte-Resurrezione-Ascensione e mandato pentecostale di Gesù Cristo stesso. È difficile, adesso, accettare per i discepoli questo disegno: è a ben pensare lo è ancora oggi per tutti i cristiani che sentono in modo autentico la responsabilità completa del mandato di Gesù stesso "se qualcuno vuol venire dietro prenda la sua croce ogni giorno e mi segua".
Un anziano diceva: «Sopporta obbrobrio e afflizione per il nome di Gesù con umiltà e cuore contrito. E mostra davanti a lui la tua debolezza ed egli diverrà la tua forza».
COME L'ABATE DEVE ESSERE PREMUROSO VERSO GLI SCOMUNICATI L'abate abbia cura con la massima sollecitudine dei fratelli che hanno mancato, perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati (Mt 9,12). E perciò deve, come un medico esperto, usare tutti i rimedi: mandargli in segreto delle «sempecte», cioè dei saggi monaci anziani, i quali quasi di nascosto facciano coraggio al fratello in preda all'agitazione e lo inducano alla soddisfazione e lo confortino perché egli non soccomba sotto un'eccessiva tristezza (2 Cor 2,7), ma, come dice ancora l'apostolo, si dia prova a suo riguardo di maggiore carità (2 Cor 2,8) e tutti preghino per lui.