Il digiuno, per noi credenti in Cristo, è un gesto penitenziale e di espiazione, scandito da precisi momenti liturgici e affidato alla generosità dei singoli. Digiunando intendiamo partecipare personalmente e comunitariamente alle sofferenze di Cristo per aggiungere quello che manca alla sua passione. Digiuniamo anche per allenare il nostro spirito alle scelte migliori e ai decisi rifiuti delle tentazioni. Nei momenti di gioia siamo sollecitati ad esprimere tutta la nostra partecipazione: dobbiamo rallegrarci nel Signore per la sua presenza viva, per la sua risurrezione, per i suoi doni e le sue grazie. Quando lo Sposo è presente e la festa delle nozze è in atto, noi, come invitati, dobbiamo doverosamente rallegrarci nel Signore. Non può essere quello il tempo del digiuno. La festa cristiana ha le sue preminenti motivazioni nella fede e mai soltanto negli eventi umani. La liturgia, quando è intensamente vissuta, ci unisce alla festa perenne del cielo facendoci ripercorrere i momenti della storia della nostra salvezza. Così accade che gioia e dolore, festa e lutto scandiscono la nostra vita fino all'approdo fanale, alle nozze eterne, alla pasqua finale, dove «Non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». Gli apostoli sono con lo Sposo, con Cristo e non possono e non debbono digiunare. Verrà anche per loro il momento della passione, della croce e allora lo sposo scomparirà dai loro occhi. Allora avranno sì, motivo di digiunare e di rattristarsi.
La lotta della preghiera. «I fratelli chiesero al padre Agatone: "Padre, nella vita spirituale quale virtù richiede maggior fatica?". Dice loro: "Perdonatemi, ma penso che non vi sia fatica così grande come pregare Dio. Infatti, quando l'uomo vuole pregare, i nemici cercano di impedirlo, ben sapendo che da nulla sono così ostacolati come dalla preghiera. Qualsiasi opera l'uomo intraprenda, se persevera in essa, possederà la quiete. La preghiera invece richiede lotta fino all'ultimo respiro"».
COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE NEI GIORNI FERIALI Nei giorni feriali le Lodi mattutine si celebrino in questo modo: si dica il salmo 66 senza antifona, rallentando un po' come la domenica, in modo che tutti si trovino presenti al salmo 50 da dirsi con l'antifona. A questo seguiranno altri due salmi secondo la consuetudine e cioè: al lunedì, i salmi 5 e 35; 5al martedì, il 42 e il 56; 6al mercoledì, il 63 e il 64; 7al giovedì, l'87 e l'89; al venerdì, il 75 e il 91; al sabato, il salmo 142 e il cantico del Deuteronomio diviso in due Gloria. 10Negli altri giorni il cantico dei Profeti si dica ciascuno al giorno suo, secondo l'uso della Chiesa Romana. Seguano quindi le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apostolo da recitarsi a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.