Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
08 - 14 Agosto 2004
Tempo Ordinario XIX, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Giovedì 12 agosto 2004

Il perdono illimitato

Allora Pietro, che deve aver seguito benissimo il discorso fatto fino a quel punto, ha una domanda da fare: "Se mio fratello pecca contro di me (questa volta il caso si limita all'offesa personale), quante volte dovrò perdonargli?". Vuol dire: "C'è un limite? E, credendo già di esagerare, dice: "Sette?". No, è ancora un limite: il perdono che si deve dare agli altri è illimitato. "Settanta volte sette" potrebbe anche tradursi "settantasette volte", ma non è una questione aritmetica (settantasette o quattrocentonovanta), è il rovesciamento della logica vendicativa di Lamech, che è la logica del risentimento umano: "Se Caino è vendicato sette volte, Lamech lo è settantasette volte" (Gen 4, 24).
"La ripresa di una domanda sulla grandezza religiosa in una domanda che verte sul perdono ci sembra degna di nota". Il più grande è colui che sa perdonare di più, enon a caso, questa volta la domanda è messa in bocca a Pietro. Pietro deve sapere che non vi sono limiti al perdono, che si tratta di un metro senza misura, ma nello stesso tempo egli è giudicato sullo stesso metro, con cui giudica gli altri (7, 1s), sarà trattato con la stessa misericordia che avrà usato verso gli altri (6, 12ss). Più profondamente ancora, la parabola, propria di Matteo, mette in luce il contrasto tra la logica gratuita di Dio e quella interessata degli uomini, e come il perdono fraterno possa nascere unicamente dall'esperienza del perdono che ciascuno di noi riceve da Dio. […]
Il senso della parabola è dunque la misericordia di Dio che fonda la possibilità stessa del perdono fraterno: si può perdonare agli altri solo nella gioiosa coscienza di aver ricevuto da Dio un perdono immensamente più grande. E, inversamente, si può chiedere perdono al Signore solo nella misura in cui si è disposti a perdonare ai nostri "compagni". Questa parabola è così una perfetta esegesi della domanda del Pater (6, 14-15): "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori".
(da A. MELLO, Evangelo secondo Matteo, Qiqajon 1995, 328-332)


Apoftegmi - Detti dei Padri

Discernimento

«Un anziano disse: "Non fare niente prima di aver esaminato il tuo cuore per vedere se ciò che stai per fare è secondo Dio"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il primo gradino dell'umiltà si sale quando, avendo sempre davanti agli occhi il timor di Dio, si fugge nel modo più assoluto la dimenticanza; ci si ricorda sempre di tutti i comandamenti di Dio e si medita continuamente nel proprio cuore come cadano nella geenna per i loro peccati quelli che disprezzano Dio e come la vita eterna sia preparata per quelli che lo temono; e, guardandosi ogni momento dai peccati e dai vizi di ogni genere, cioè dei pensieri, della lingua, degli occhi, delle mani, dei piedi, della volontà propria, nonché dai desideri della carne, ci si affretti ad amputarli.

Cap.7,10-12.