Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Agosto 2004
Tempo Ordinario XVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 06 agosto 2004

La rivelazione della bellezza che salva: la trasfigurazione, la Trinità e il mistero pasquale

Siamo dunque saliti sul monte in compagnia dei tre discepoli accanto a Gesù, portando con noi le loro e le nostre domande. Che cosa ci risponderà ora il Signore? In realtà, sul monte Gesù non ci parla: si trasfigura! "Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la Parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende una per te, una per Mosè e una per Elia!" (Mc 9, 2-5). Il racconto di Luca dice che anche i due personaggi partecipano della bellezza di Gesù: "apparsi nella loro gloria" (Lc 9, 31).
Il monte è nella Bibbia il luogo della rivelazione, novello Sinai dove Dio parla al Suo popolo. Gesù è la Legge in persona, la Torah fatta carne, che si manifesta nello splendore della luce divina: è la Verità vivente, attestata dai due testimoni per eccellenza, Mosè ed Elia, figure della Legge e dei Profeti. Questa esperienza appare ai discepoli non solo vera e buona, ma anche bella: è il fascino della Verità e del Bene, è la bellezza di Dio che si offre a loro. Tale bellezza è collegata nel racconto alla misteriosa rivelazione della Trinità: "Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il figlio mio prediletto, ascoltatelo!" (v. 7). La nube e l'ombra sono figura dello Spirito di Dio. La voce è quella del Padre e Gesù è indicato come il Figlio, l'Amato: è dunque la Trinità che si sta comunicando ai discepoli. La Bellezza a cui fa riferimento l'esclamazione di Pietro è dunque quella della Trinità divina.
Nel racconto di Luca viene indicato espressamente dove la piena rivelazione della Trinità si compirà: nell'evento pasquale. "Parlavano della sua dipartita, che avrebbe portato a compimento in Gerusalemme" (Lc 9, 31). […]
La Trasfigurazione ci consente allora di riconoscere nella rivelazione della Trinità la rivelazione della "gloria", e rinvia al pieno compimento di tale rivelazione nella suprema consegna dell'amore che si realizza sulla Croce. È lì che "il più bello tra i figli dell'uomo" (sal 44, 3) si offre – nel segno paradossale del contrario – come "uomo dei dolori… davanti al quale ci si copre la faccia" (Is 53, 3). La Bellezza è l'Amore crocifisso, rivelazione del cuore divino che ama: del Padre sorgente di ogni dono, del Figlio consegnato alla morte per amore nostro, dello Spirito che unisce Padre e Figlio e viene effuso sugli uomini per condurre i lontani da Dio negli abissi della carità divina.
(da CARLO M. MARTINI, Quale bellezza salverà il mondo, Milano 1999, 29-31)


Apoftegmi - Detti dei Padri

Terribile solitudine di Antonio

Dove eri? Perché non sei apparso fin dall'inizio per porre fine alle mie sofferenze?'. E la voce gli rispose: 'Antonio ero là ma aspettavo per vederti combattere.

Il Signore non è lo spettatore distratto delle nostre lotte, ma il custode della nostra libertà.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

Ma questa stessa obbedienza sarà accetta a Dio e gradita agli uomini solo quando si esegue il comando senza esitazione, senza lentezza, senza svogliatezza, senza mormorare e senza opporre un rifiuto; 1erché l'obbedienza che si presta ai superiori, si presta a Dio; egli infatti ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16). E bisogna che i discepoli lo facciano di buon animo, perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7). Se infatti il discepolo obbedisce malvolentieri, se si mette a mormorare, non dico con la bocca ma anche soltanto nel suo cuore, ancorché eseguisca il comando, la sua obbedienza non sarà gradita a Dio, il quale vede il cuore di lui che mormora; e quindi per tale azione non ottiene alcun merito, anzi incorre nel castigo dei mormoratori se non si corregge facendone penitenza.

Cap.5,14-19.