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] "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo" (13, 36). La risposta che segue (vv.37-39) è anzitutto un piccolo lessico allegorico dei sette termini principali della parabola: il seminatore, il campo, il seme, la zizzania, il nemico, la mietitura e i mietitori. "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo": dunque 1'interpretazione della parabola è messianica ed escatologica (essendo il Figlio dell'uomo colui che deve ancora venire) e non teologica, come si poteva pensare a una prima lettura. "II campo è il mondo", e non soltanto la chiesa, ma un mondo da evangelizzare o già in qualche misura evangelizzato. "II buon seme sono i figli del regno": ebrei e gentili "messianici", ma cf. 8,12 dove lo sono, per diritto ereditario, tutti gli ebrei. "La zizzania sono i figli del maligno": si noti, ancora una volta, ho ponerós per designare "il nemico che 1'ha seminata", cioè il diavolo. "La mietitura è la fine del mondo" dove per "mondo", non c'è il termine kósmos bensì aión, che forse sarebbe più proprio tradurre con "tempo", e tutta l'espressione (syntéleia toû aiônos) con "chiusura del tempo", della storia. La "fine del mondo" o - come si è detto - "chiusura del tempo" presente è un'espressione limitata a Matteo nel NT (vv. 39.40.49; 24,3; 28,20; ma cf. Eb 9,26) però diffusissima nelle apocalissi a lui contemporanee, per es. quella di Barukh, e nei targumin. Essa ha un retroterra veterotestamentario nella frase idiomatica: be-acharit ha-jamim ("alla fine dei giorni"). "I mietitori sono gli angeli" che accompagneranno la venuta del Figlio dell'uomo (cf. 16,27; 24,31; 25,31: Matteo è il solo autore evangelico che abbia quest'idea). La mietitura come metafora del giudizio finale è derivata anch'essa dall'AT: per es. Gl 3,13; Ger 51,33; Os 6,11. L'accento posto sulla mietitura, nella decodificazione delle metafore della parabola introduce alla seconda parte della spiegazione (vv. 40-43), che è davvero una "piccola apocalisse", con la descrizione di ciò che avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo con i suoi angeli. Fondamental-mente, avverrà una separazione dei malvagi dai buoni, proprio quel tipo di operazione che era vivamente sconsigliato nella parabola della zizzania. "Tutti gli inciampi (scandali) e quelli che fanno 1'iniquità" sono altre due interpretazioni della "zizzania", probabilmente dovute all'influsso di un testo di Sofonia (1,3) interpretato midrashicamente: "Raccogliero [leggasi e'esof, invece del TM asef] uomo e bestia, raccoglierò gli uccelli del cielo e i pesci del mare e gli inciampi (ha-makhshelot) insieme con gli empi" (notiamo che gli ultimi due termini mancano nei LXX). Molte di queste espressioni apocalittiche sono tipicamente matteane: "iniquità" (anomía: vedi a 7,23); "fornace del fuoco" per designare la geenna (1'espressione deriva da Dn 3; in 4Ezra 7,36 si parla della "fornace della geenna"; vedi anche la "grande fornace" di Ap 9,2); "ivi sara il pianto e lo stridore dei denti", idiomatismo che compare 6 volte in Matteo (8,12; 13,42.50; 22,13; 24,51; 25,30). In questi otto versetti (36-43) Joachim Jeremias ha potuto contare non meno di 37 locuzioni inequivocabilmente matteane, giungendo alla necessaria conclusione che 1'interpretazione della parabola della zizzania in mezzo al grano proviene dallo stesso Matteo. Ora, questa spiegazione della parabola, con il suo forte accento apocalittico sul giudizio finale, si discosta molto dalla parabola stessa, che è piuttosto una parabola della misericordia e della pazienza, prima del giudizio. Ma non vi è contraddizione: 1'uno e 1'altro è evangelo secondo Matteo! Matteo è uno scriba abbastanza equipaggiato per saper armonizzare una sensibilità rabbinica con un linguaggio apocalittico; ma è soprattutto un uomo abbastanza magnanimo, abbastanza evangelico per non consentire che i toni minacciosi, apocalittici, del giudizio che incombe su ogni carne, abbiano il sopravvento sulla misericordia, che è la legge nel regno del Figlio dell'uomo (13,41).
(da A. MELLO, Evangelo secondo Matteo, Qiqajon 1995, 253-254)
"Un tale interrogò abba Antonio dicendo: "Cosa devo fare per piacere a Dio?". L'anziano rispose: "Fa' quello che ti comando: dovunque tu vada, tieni sempre Dio davanti ai tuoi occhi; qualunque cosa tu faccia, appoggiati sempre sulla testimonianza delle sante Scritture; in qualsiasi posto abiti, non andartene subito. Custodisce queste tre cose e sarai salvo".
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Rinunziare interamente a se stesso per seguire Cristo. Trattare con austerità il proprio corpo. Non ricercare i piaceri. Amare il digiuno. Ristorare i poveri. Rivestire gli ignudi. Visitare gli ammalati. Seppellire i morti. Soccorrere i sofferenti. Consolare gli afflitti. Rendersi estraneo ai costumi del mondo. Nulla anteporre all'amore di Cristo.