Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
28 Marzo - 03 Aprile 2004
Tempo di Quaresima V, Colore viola
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Sabato 03 aprile 2004

I frutti dell'orgoglio e della violenza.

Quando la fede manca e viene colpevolmente rigettata anche la ragione si oscura: dopo la risurrezione di Lazzaro i nemici di Cristo tengono consiglio, riuniscono il sinedrio. Non per riflettere serenamente sui segni che egli va operando sotto i loro occhi, ma per lanciare un allarme: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Queste sono le deduzioni che essi sanno trarre da un evento prodigioso! Temono che tutti crederanno in Lui e questi prodigi e questa fede sarà la causa di una totale disfatta nazionale. Ancora ai nostri giorni molti ritengono che il così detto ordine scandito dalle leggi umane verrebbe turbato e sconvolto dalla fede e dalla religiosità liberamente espressa. La trama contro Cristo è diventata innumerevoli volte motivo di persecuzione per i suoi seguaci. Sono ancora tanti coloro che, come il sommo sacerdote Caifa, propongono ed attuano l'assurda e drastica soluzione: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Ecco come si tenta di far prevalere il bene presunto degli uomini su quello autentico di Dio, ecco come viene conculcata e repressa la libertà religiosa e i diritti fondamentali e sacrosanti di ogni essere vivente. Per nostra fortuna i nemici di Cristo, i nemici della fede e della libertà non sanno che dopo quella prima assurda condanna sancita da un iniquo giudizio, ogni morte diventa un sacrificio di espiazione e il sangue versato dai martiri è il seme fecondo che continuamente purifica e vivifica la chiesa del Signore. Dopo ogni persecuzione la chiesa ne è uscita più splendente che mai e coloro che pensavano di chiudere in un silenzio di morte prima Cristo e poi i suoi fedeli, hanno dovuto ogni volta sperimentare il prodigio della risurrezione e di una vita nuova. Pare che una folla innumerevole sosti ancora presso un sepolcro, immaginando una fine lugubre e un triste venerdì in cui muore Dio e con lui tutti coloro che credono il lui e delusi e illusi che lo seguono; non hanno la pazienza di attendere il terzo giorno e gustare la gioia della risurrezione. Forse ciò accade perché non vedono per le strade del mondo dei cristiani risorti!


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Antonio predisse all'abba Amun: «Tu farai molti progressi nel timore di Dio». Poi lo condusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: «Mettiti a ingiuriare questa pietra», gli disse, «e colpiscila senza smettere». Quando Amun ebbe terminato, sant'Antonio domandò se la pietra gli avesse risposto qualcosa. «No», disse Amun. «Ebbene! anche tu», aggiunse l'anziano, «devi raggiungere questa perfezione».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE I MONACI POSSONO AVERE ALCUNCHÉ DI PROPRIO

Nel monastero bisogna estirpare fin dalle radici soprattutto questo vizio: che nessuno ardisca dare o ricevere qualcosa senza il permesso dell'abate; né avere alcunché di proprio, nulla nel modo più assoluto: né libro, né tavolette, né stilo, proprio niente insomma; dal momento che ai monaci non è lecito disporre nemmeno del proprio corpo e della propria volontà. Tutto il necessario invece lo devono sperare dal padre del monastero; e non sia lecito avere alcuna cosa che l'abate non abbia data o permessa. Tutto sia comune a tutti - come sta scritto - e nessuno dica o ritenga qualcosa come sua proprietà (At 4,32). E se si scoprirà un fratello che asseconda questo pessimo vizio sia ripreso una prima e una seconda volta; se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare.

Cap.33,1-8.